«Non fanno scontrini» Le Fiamme gialle chiudono 150 negozi

«Non fanno scontrini» Le Fiamme gialle chiudono 150 negozi

Non si tratta certo delle evasioni milionarie in questi giorni elevate all’onore delle prime pagine da tanti quotidiani nazionali, né i personaggi coinvolti sono grossi nomi del jet set italico. Qui si parla di mancate denunce per introiti che raramente superano il centinaio di euro, qui si parla di commercianti, bottegai, piccoli imprenditori lombardi: tutti pizzicati per uno scontrino (non emesso).
Dall’inizio dell’anno in dieci sono già stati sanzionati dalla Guardia di finanza e dal personale dell’Agenzia delle entrate della Lombardia, e entro la fine dell’anno almeno altri 150 loro colleghi, secondo le stime dell’ente, ne seguiranno la stessa sorte: saranno costretti a chiudere bottega, per un periodo minimo di tre giorni, e pagare la relativa sanzione amministrativa.
«Nell’attività di contrasto dell’evasione fiscale - fanno sapere dalla Direzione regionale dell’Agenzia delle entrate -, lo scontrino e le ricevute sono uno degli strumenti principali in mano alla Guardia di finanza e ai funzionari dell’Agenzia». Strumento del quale, nel primo semestre del 2007, hanno fatto ampiamente uso: secondo quanto riportato in un documento diramato nei giorni scorsi dalla Direzione regionale delle entrate, in sei mesi di controlli in oltre 4.800 esercizi commerciali lombardi sono state riscontrate irregolarità riguardo all'emissione degli scontrini. In base alla nuova disciplina sulle violazioni dell’obbligo di emettere ricevuta o scontrino fiscale, contenuta nel decreto collegato alla Finanziaria 2007, l’esercente può ora vedersi immediatamente sospesa la licenza sulla base delle sole contestazioni, senza la necessità di attendere il «definitivo accertamento». Inoltre, non è più necessario che le violazioni siano accertate in tempi diversi, ma possono essere contestate unitariamente. Per capirci: tre caffè senza scontrino nello stesso giorno, o nell’arco di cinque anni, e scatta la chiusura temporanea del bar e la sanzione amministrativa (minimo tre giorni di chiusura e 516 euro di multa, che vengono moltiplicati in caso di recidiva).
Dei dieci provvedimenti di chiusura emessi finora, ben sette hanno coinvolto esercizi della provincia di Milano (un negozio di alimentari, un gestore di autorimesse, un istituto di bellezza, un hotel, un ristorante e due lavanderie), due situati nel Bergamasco e uno nella zona del Mantovano.
Anche per quanto riguarda i prossimi provvedimenti che, fanno sapere dagli uffici dell’Agenzia delle entrate, «sono ancora in fase istruttoria», il milanese spicca come la zona più colpita dalle sanzioni. Ben 62 su 106 le pratiche di chiusura forzata già avviate. Seguono, nella classifica lombarda dello scontrino non emesso, le province di Brescia (14 contestazioni effettuate), di Bergamo (11) e di Cremona (5).

Se in classifica generale Milano e provincia sono saldamente in testa, nella specialità «evasione e ristorazione» il primato spetta al Bresciano: su 45 esercizi tra ristoranti, pizzerie e trattorie controllati dall’ufficio delle entrate, in oltre il 50% sono state riscontrate irregolarità.

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