(...) è stato distratto, coinvolto da troppe notizie, da troppe sollecitazioni e dal fatto che non c'è mai tempo per riflettere». Delpini non crede che si tratti di una crisi di credibilità: «Più che di sfiducia è un fenomeno di distrazione e superficialità».
Alla fine, a margine, le domande arrivano anche a lui. Che cosa non le piace dell'informazione sulla Chiesa a Milano? «La prevalenza del grido un po' scandalistico, che la Chiesa di Milano, almeno su alcuni organi di stampa, pare che occupi pagine e pagine quando succede qualcosa che non deve succedere e invece quello che succede tutti i giorni raramente trova spazio». A che cosa si riferisce in particolare? «Al modo in cui si dà notizia di un prete o di un evento che è successo. Uno è stato accusato ed è già condannato da tutto il mondo. L'immagine di quel prete lì è rovinata per sempre. L'impressione è che il male faccia più rumore del bene. Il lavoro del giudice, che magari dà una pena modesta, non c'entra più, come per un politico che viene accusato di qualcosa di disonesto». Parla del processo in corso a Milano? «No».
L'arcivescovo interviene anche sul caso dell'agenzia Aska e dei giornalisti che non riceveranno lo stipendio di gennaio: «Sono preoccupato per l'erosione dei posti di lavoro, per i giovani che aspirano a fare il giornalista e non trovano modo di mettere a frutto le loro doti». Sulla a campagna elettorale ripete: «No alle promesse infondate e ai toni gridati. Il giornalismo di qualità può lavorare per comprendere la fattibilità delle proposte».
Durante la tavola rotonda, il presidente dell'Ordine dei giornalisti della Lombardia, Alessandro Galimberti, chiede di far pagare ai colossi del web le notizie prodotte dalle aziende editoriali. Tiziana Ferrario del Tg1 propone un'alleanza tra i giornali perché nessun contenuto sul web sia gratuito, Marco Alfieri del Sole lamenta la mancanza di affidabilità che pagano le notizie serie quando sono affiancate a foto di donne in bikini. A moderare Daniele Bellasio, Repubblica: «La stampa potrebbe svolgere la funzione di certificare le notizie autentiche».
Sono loro, i relatori, i primi a trovarsi sotto il fuoco di fila delle domande del vescovo, che sono una valanga, una specie di metodo socratico.
Molti quesiti, fino alla domanda delle domande: «I giornalisti sono pericolosi? Hanno un potere infondato? Possono distruggere una persona e una carriera? Se sono costretti a essere complici, quale libertà possono avere nel sollevare dubbi nella notizia scandalosa e gridata?». Rieccoci al principio e a ciascuno le proprie risposte.Sabrina Cottone
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