Cronaca locale

"Non torniamo indietro. Sesto si rifiuta di essere il ripostiglio di Milano"

Il sindaco: "Sono indipendente e trasparente. E alla sinistra di Milano questo dà fastidio"

"Non torniamo indietro. Sesto si rifiuta di essere il ripostiglio di Milano"

Roberto Di Stefano, che campagna elettorale è stata, questa? Molto diversa da quella di 5 anni fa.

«Totalmente diversa, allora fu di rincorsa, e il tema era lo smantellamento di tutto il malgoverno che c'era. In questa abbiamo comunicato tutto ciò che abbiamo realizzato, e anche la difficoltà di ereditare una città in dissesto, con 26 milioni di buco, un sistema clientelare, e situazioni scandalose come gli affitti o il Carroponte»

Il lavoro che ha presentato?

«I 122 milioni investimenti fra Pnrr, bandi pubblici aree Falck, la rigenerazione urbana, la stazione ponte di Renzo Piano, la Città della salute, il San Raffaele 2, gli impianti sportivi, la rigenerazione delle scuole, la grande banca che trasferisce qui la sede centrale. Abbiamo ereditato una città dormitorio di Milano, che politicamente accettava di essere di serie B e si prendeva le rotture di scatole che le scaricava Milano. Le abbiamo restituito dignità, respiro internazionale, e politica del fare».

La sinistra dice che loro parlano del futuro di Sesto.

«È un mantra, non si sa dove vivano. Per loro, in realtà, l'importante è tornare al passato, al 2017. Riproporre la grande moschea, che Foggetta ritiene molto bella. Tornare ad assegnare le case in deroga, riaprire la mangiatoia che abbiamo smantellato, vogliono tornare a regalare sedi alle associazioni, puntano a ripristinare un sistema di quel tipo, che per loro era fonte di consenso. Hanno scelto un ragazzo relativamente giovane, ma già era consigliere comunale, viene da Sinistra italiana, non è certo il nuovo e dietro di lui ci sono sempre i soliti».

Ma lei è stato attento a non farsi schiacciare in uno scontro destra-sinistra.

«Non è una sfida destra-sinistra. E credo che il mio risultato parli chiaro. Sesto non è certo di destra. Ha raccolto fiducia una figura come la mia, un riformista moderato che collabora con un polo civico. La mia lista ha ottenuto il 30%, l'altra nostra civica il 3. Il 33% di quel 49 proviene dal nostro polo civico e dimostra che ho una certa indipendenza, anche decisionale».

Si rimprovera qualcosa? Ha fatto errori in 5 anni?

«Errori se ne fanno sempre. Bisogna avere la capacità di rimediare. Spiegare ai cittadini che l'errore è frutto del lavoro e si può recuperare. L'obiettivo è perseverare nell'interesse pubblico, in ogni caso».

Si è parlato molto delle dichiarazioni passate del suo avversario, Michele Foggetta, che prima ha risposto irritato, poi scusandosi, infine parlando di «fango» e «bestia salviniana» contro di lui.

«Io sto facendo una campagna basata sul mio lavoro, sui progetti, sulla visione di Sesto, poi la metto a confronto con la sua. Se a lui dà fastidio quando diciamo che ha detto certe frasi, che non è moderato, che ha un percorso...mi spiace. Capisco che ciò lo metta in imbarazzo, so che gli alleati chiedono una linea che non è nelle sue corde, il problema è suo, non sono io. Dice che era giovane, ma era consigliere, aveva quasi 30 anni».

Lo stadio, se ne parla tanto.

«Credo che Sesto, da piano B che era, sia diventato il piano A. I tempi sono rapidi, le aree devono essere riqualificate e non ci sono gli aumenti di volume che vuol far credere la sinistra. Uno stadio moderno darà un indotto importante, a Sesto e non solo».

Due squadre?

«Non penso. Credo una. Ma il Pd milanese tifa per far sì che Sesto risolva anche questo problema. Come la moschea».

In che modo?

«La moschea vogliono farla a Sesto per evitare di doverla fare loro a Milano. Lo stadio al contrario: tifano Foggetta per evitare che si faccia qui a Sesto: questo rafforzerebbe il Comune di Milano e le condizioni che pone».

La sinistra è mobilitata.

«Sì, sono stati chiamati a raccolta. Io do fastidio, perché tengo testa, li metto in difficoltà difendendo gli interessi della mia città. Se dovessero vincere loro, invece, Sesto tornerebbe la città che si prende tutte le rogne».

Una specie di ripostiglio di Milano, dice lei.

«Esatto. Sesto cambia e ha bisogno di un sindaco trasparente, con visione e indipendente. E al mio avversario mancano tutti questi requisiti.

Se la sinistra milanese impazzisce per questo, è per la sua debolezza».

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