Non uccidiamo la bellezza sull'altare della comodità

I principali nemici del pavé sono i ciclisti, che contendono il titolo alle signore con i tacchi. Nulla di più insidioso, per chi cammina in equilibrio sulle ruote o sulle scarpe, della fessura tra un sanpietrino e l'altro, ai confini del pavé. E però cedere alle richieste di chi vuole eliminare i ciottoli per sostituirli con l'asfalto non sono convincenti. Sarebbe una scelta con un brutto significato, come dire che preferiamo l'utile al dilettevole, la comodità alla bellezza.
Milano è una città pragmatica ma è anche capitale della moda e del design, centro di irradiazione del dettaglio di gusto e di tendenza. Sacrificare il pavè all'asfalto sarebbe come contravvenire alla natura profonda della sua identità metropolitana, eliminare il bello solo perché è faticoso.
E allora che dire delle pretenziose guglie del Duomo? La nostra cattedrale è un capolavoro di splendore difficile da mantenere. Un'intera cava di marmo di Candoglia lavora a pieno ritmo solo per rifornire tutte le bianche volute che fanno da contorno alla Madonnina. Certo, non è una manutenzione facile. Ma forse per questo si potrebbe desiderare di sostituire la chiesa simbolo di Milano con un edificio dalle minori pretese?
Ecco, mutatis mutandis, dal grande al piccolo, il discorso è un po' lo stesso. Eliminare la pietra significa togliere appeal alle strade milanesi e per chi ama le vie delle città e le trova ricche di fascino a volte anche retrò è una decisione impossibile da prendere, per non dire che contro un'idea del genere sarebbe il caso di organizzare un referendum.
Il vero tema non è eliminare le tracce urbanistiche del passato, ma semmai mantenerle in ordine.

Nella cultura italiana, che privilegia le inaugurazioni alla manutenzione, non è un discorso facile. E le casse vuote a causa delle crisi non aiutano. Eppure se il pavè fosse sempre curato come richiede, non ci sarebbero le lamentele dei ciclisti, né le scivolate giù dai tacchi.

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