«Un uomo a caldo in questo mondo di pesci findus». Così, con la sua ineguagliabile capacità di descrivere in una battuta le persone, Indro Montanelli definì Nino Nutrizio, il giornalista, scomparso vent'anni fa, il 20 ottobre 1988, il cui nome è legato al quotidiano milanese del pomeriggio La Notte, che diresse per ben 27, dal 1952 fino al 1979.
Nativo di Trau, in Dalmazia, dove era nato nel 1911, Nutrizio iniziò la carriera giornalistica al Secolo XIX di Genova e in seguito al Popolo d'Italia da cronista sportivo. Imbarcato sull'incrociatore Pola come corrispondente di guerra allo scoppio della Seconda guerra mondiale, dopo il siluramento della nave, fu catturato dagli inglesi e internato in India. Ritornato in Italia nel 47, lavorò al Corriere di Milano e al Corriere Lombardo, allora diretto da Benso Fini.
Nel 1952, quando l'industriale Carlo Pesenti decise di finanziare un quotidiano del pomeriggio per arginare l'ondata di comunismo del paese e sostenere la legge elettorale maggioritaria, definita dall'opposizione una «legge truffa», su suggerimento di don Ernesto Pisoni, direttore della testata cattolica L'Italia, tra le perplessità di molti, trattandosi di un giornalista sportivo, Nutrizio venne chiamato a dirigere La Notte.
L'intelligente impostazione del giornale per il rilievo dato alla cronaca, allo sport, alla Borsa - il cui listino appariva nell'edizione pomeridiana delle quattro - alle estrazioni del lotto, pubblicate in anticipo rispetto alla Rai, agli spettacoli, grazie alla famosa ultima pagina dedicata esclusivamente alle proiezioni cinematografiche e teatrali, fece della Notte un giornale di successo - non solo a Milano - con oltre 130mila copie vendute, in grado quindi di tener testa alla concorrenza del Corriere Lombardo e soprattutto del Corriere d'Informazione, emanazione del Corriere della Sera.
«Nino è stato tra i più importanti giornalisti italiani e un grande innovatore» ricorda Livio Caputo che gli subentrò nella direzione nel 1979. «Un uomo discreto che, dopo aver abbandonato il giornale, non si è più intromesso. La cosa più singolare e divertente era che i redattori gli davano del voi... Aveva un ascendente totale su tutti. Era il giornale e aveva completamente in pugno la redazione. Nessuno metteva in discussione la sua preminenza. Da questo punto di vista si mostrò anche estremamente selettivo nella scelta dei collaboratori. Alla Notte non ci furono le infiltrazioni che in quegli anni si verificarono persino al Giornale. Un'altra sua caratteristica è stata quella di non essersi legato a nessun carro politico. Era sicuramente un uomo di destra ma a ogni elezione sponsorizzava il partito che riteneva più utile per il paese, passando dai liberali, ai democristiani, ad Almirante. Un uomo libero, insomma, e un lavoratore eccezionale. Ho dovuto seguire tale impostazione, con soddisfazione sì, ma con un impegno non indifferente anche durante l'estate... Grazie a Nutrizio, ho ereditato una macchina eccezionalmente funzionante, facile da dirigere».
«Per me - racconta Stenio Solinas, che lavorò alla Notte dal 1981 al 1987, quando Rusconi acquistò la testata - era come andare in miniera. Alle sei di mattina dovevo essere in redazione già operativo, e, per un nottambulo come me, comportava ben poche ore di sonno. Si lavorava con entusiasmo. Si trattava di un giornalismo che sfruttava i tempi morti fra i quotidiani del mattino e i telegiornali pomeridiani della televisione, allora meno frequenti di oggi, in anni in cui non esistevano Mediaset, Sky, né internet o i cellulari, vale a dire quell'inflazione d'informazione odierna, un giornalismo necessariamente legato alla velocità dell'esecuzione ed il lavoro veniva svolto da persone capaci».
Dalla Notte non va dimenticato, sono usciti giornalisti, che vi hanno lavorato per periodi più o meno lunghi, come Vittorio Feltri, Salvatore Scarpino, Carlo Rossella, Corrado Natucci, Gustavo Bocchini, Domizia Carafoli, Carlo Lovati, Giancarlo Meloni, Elisabetta Rosaspina...
Il mondo dei quotidiani pomeridiani richiama anche la figura dello strillone che con un fascio di quotidiani sul braccio, li vendeva con ottimi risultati in strada, o nei locali, urlando parole incomprensibili salvo l'ultima che, per attirare l'attenzione, era immancabilmente del genere catturato, tradita, a fuoco. «Un giorno in cui a Milano - ricorda ancora Caputo - ci fu una serrata degli edicolanti, facemmo un appello ai lettori su chi voleva fare lo strillone. Arrivarono oltre trecento domande e vendemmo più copie di quando le edicole erano aperte. Gli strilloni scomparvero quando si pretese che fossero assunti dai giornali, malgrado i loro guadagni fossero discreti».
La lenta morte, ma fisiologica, della Notte iniziò negli anni Settanta per svariate ragioni tra le quali gli elevati costi di distribuzione e nel 1995 dovette cessare le pubblicazioni. Nel 1997 vi fu un tentativo di rilancio, ma durò solo pochi mesi. Il suo storico direttore si era da tempo ritirato in Toscana, dove morì, nella sua casa di Bagno di Ripoli.
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