Nozze gay, il «sì» del Tar per 50 coppie

Decine di pratiche all'anagrafe aspettano la possibile sospensione delle cancellazioni decise dal prefetto Tronca

«Sono convinto che il Tar della Lombardia ci darà ragione sui matrimoni gay». Uno spavaldo Giuliano Pisapia dal palco del Gay Pride di Porta Venezia davanti ai 100mila manifestanti artcobaleno, ha commentato la prossima sentenza del Tar regionale sulle trascrizioni dei matrimoni gay contratti all'estero. È attesa per lunedì, infatti, la sentenza del Tribunale amministrativo lombardo, chiamato a esprimersi sulla cancellazione delle trascrizioni delle nozze same sex, firmate dal sindaco a febbraio. «Lo dico da giurista e da uomo delle istituzioni anche in base a ciò che è accaduto a Roma» ha spiegato l'avvocato prestato alla politica.

In realtà sono in molti, a partire dall'associazione Rete Lenford, l'avvocatura a sostegno dei diritti lgbt, che ha impugnato le cancellazioni volute dal prefetto Francesco Paolo Tronca su indicazioni del Viminale, a ritenere che i giudici dichiareranno illegittimo l'atto del prefetto Tronca, sulla scorta dei pronunciamenti del Tar del Lazio e del Friuli Venezia Giulia che hanno definito «illegittima» la circolare del ministro dell'Interno Angelino Alfano. Sentenze, tra l'altro, che non sono state impugnate e che sono quindi diventate definitive.

Secondo quanto sostenuto da Rete Lenford nel suo ricorso, e quanto ribadito dai giudici amministrativi, il prefetto non può cancellare da sé un atto di stato civile in quanto non ne ha potere, né può impugnare gli atti davanti a un giudice. L'unico soggetto titolato a farlo è la Procura della Repubblica, che dovrebbe aprire un'istruttoria per valutare la questione nel merito, e non per eventuali vizi di forma. Non solo, il pubblico ministero, che agisce nell'interesse della legge, dovrebbe chiedere al tribunale l'annullamento dell'atto. In sostanza sia gli avvocati della Rete Lenford, che Certi diritti che l'Associazione nazionale degli ufficiali di Stato civile sono concordi nel ritenere che un atto di stato civile non sia cancellabile per via amministrativa.

Ma facciamo un passo indietro a una vicenda sepolta dai rigori e dalla neve dell'inverno appena trascorso. A ottobre il sindaco decide di procedere con le trascrizioni di 13 nozze same sex celebrate regolarmente all'estero. A seguito della circolare del Viminale del 6 ottobre, il prefetto Tronca sollecita più volte Pisapia a cancellare gli ati da lui firmati come ufficiale di stato civile. Il sindaco si rifiuta. A metà gennaio il sindaco parla di un fascicolo aperto in Procura a suo carico e poi archiviato. A febbraio la svolta: il prefetto Francesco Paolo Tronca nomina un commissario ad acta che decide la cancellazione degli atti. «Ci opporremo in tutte le sedi contro una decisione strumentale e discriminatoria - tuona Pisapia -. La impugneremo al Tar e in ogni sede. È un provvedimento che non rispetta la legge». Detto fatto.

Ora sembra che siano una cinquantina le coppie milanesi che aspettano la sentenza del Tar per prendere d'assalto l'anagrafe di

via Larga per registrare le loro unioni. Un atto dovuto, ma anche politico per protestare contro il governo che non ha ancora ritirato la circolare «illegittima», e il Parlamento che non si decide a legiferare in materia.

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