Nuove chiese, l'arte arriva sullo smartphone

Nuove chiese, l'arte arriva sullo smartphone

Tre chiese firmate Gio Ponti. E poi parrocchie progettate dal duo Luigi Figini e Gino Pollini, famosi per gli stabilimenti Olivetti d'Ivrea, quando l'Olivetti era tempio del lavoro fuso con la ricerca artistica. E ancora Giovanni Muzio, architetto già stimato sotto il fascismo. O Vittorio Gregotti, colui che avrebbe reinventato la Bicocca. Loro e tanti altri artisti, molti grandi nomi del Novecento, si sono cimentati con l'architettura sacra della modernità.

È questo a rendere possibile a partire dal 1° maggio, con Expo, quest'itinerario tra le chiese dell'oggi, costruite in cemento armato e laterizio, vetro e acciaio, simili a navi o a diamanti. «Chiese contemporaneee, queste sconosciute» titola la Diocesi e in effetti, a parte qualche drappello di appassionati e i parrocchiani che le hanno avute in sorte, pochi sanno di trovarsi dentro opere d'arte moderna.

Contestate anche, come sempre avviene quando le novità irrompono tra i palazzi. Accadde a Baranzate, per la chiesa di vetro dedicata a Nostra Signora della Misericordia e realizzata da Mangiarotti e Morassutti. «Cantate al Signore un canto nuovo, dice la Scrittura - disse Montini, il futuro Paolo VI nell'omelia d'inaugurazione, nel 1957 -. E io sono qui a tendere le braccia a tutte le novità che l'arte mi dà». Parole che raccontano le 123 chiese di Montini: alcune volute già da Schuster, 22 furono edificate per celebrare il Concilio Vaticano II, molte altre nacquero per il boom di immigrati e nuove periferie piene di pecore senza pastori.

Forse nemmeno Montini, col suo «canto nuovo», e poi Martini e Tettamanzi che hanno continuato a fare da committenti e dedicatori, immaginavano che un giorno queste chiese sarebbero state visitate grazie a smartphone e QRcode parlanti che si attiveranno avvicinando il telefonino alla targhetta esposta in una delle cinquanta chiese del progetto Expo 2015. Nelle chiese sono previsti anche concerti e la varietà degli edifici è grande. Per fermarci a Gio Ponti, sono uscite dalla sua matita: san Luca in Città Studi, gradevole e discreta; la più momumentale san Francesco al Fopponino, che pur nella semplicità e povertà richieste dal committente Montini, gode di un gioco di luci creato dalle piastrelle a punta di diamante e di un sagrato che è una piazza (o vicesversa); Santa Maria Annunciata all'ospedale San Carlo, la cappella definita dall'autore «vascello arca».

Ma nel percorso in questa architettura libera ma semplice, senza monumenti, mosaici, decorazioni costose, le sorprese sono tante.

C'è la bella Madonna dei Poveri di Luigi Figini e Gino Pollini, in zona Baggio, e poi la Beata Vergine Immacolata di Seveso (Gregotti) oppure la più classica Santa Maria Annunciata in Chiesa Rossa di Giovanni Muzio. O ancora i Santi Angeli Custodi di via Colletta (1966). Le novità sono in fieri: il 25 aprile sarà inaugurata dal cardinale Angelo Scola a Trezzano sul Naviglio l'ultima nata, dedicata a santa Gianna Beretta Molla.

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