Spunta il piano B per salvare il San Raffaele, sommerso da 29 milioni di debiti da gennaio a marzo. A proporlo è il consiglio di amministrazione che, per evitare i 450 licenziamenti di medici e infermieri previsti inizialmente, sfodera una piattaforma di salvataggio alternativa. Che dovrebbe servire almeno a mettere una pezza sul buco in bilancio: 65 milioni dal 2011.
In sostanza, nella lettera presentata ai sindacati, l'amministratore delegato Nicola Bedin propone di applicare il contratto degli ospedali privati. Inoltre, per tagliare del 10% i costi del personale, non tocca gli stipendi ma punta ad azzerare i premi in busta paga. «A risanamento conseguito - si legge tuttavia nella lettera - l'azienda fin d'ora comunica la disponibilità a considerare adeguate e incentivanti politiche remunerative». I sindacati non fanno i salti di gioia. Si sarebbero aspettati qualcosa si più e nei prossimi giorni valuteranno il da farsi. Intanto la mobilitazione continua e per domani mattina è stata convocata una nuova assemblea con i lavoratori: quella sarà l'occasione per formulare una «controffensiva». O almeno per cercare di smussare alcuni punti. «Bedin è come Marchionne - commenta Angelo Mulè, coordinatore Rsu del San Raffaele - oggi chiede sacrifici ai lavoratori per lasciarli a casa domani. Ci sono delle cose che ci sembrano dei passi indietro e che non ci vanno bene». Una su tutte: «I sacrifici economici prospettati non sono temporanei». Comunque «ne discuteremo anche in assemblea e definiremo una posizione ufficiale».
Perplessi anche i rappresentanti della Cisl: «Innanzitutto ci piacerebbe che i premi venissero solo sospesi per un certo periodo - commenta Renato Zambelli - e non che sparissero. E poi bisogna capire che passare ai contratti degli ospedali privati significa creare un precedente pericoloso anche per altre aziende sanitarie. Per noi è fondamentale mantenere il contratto nazionale della sanità, restare nell'ambito del pubblico. Tra l'altro, con questa manovra, l'azienda non ci guadagna granché».
Il cda dell'ospedale di via Olgettina si rende perfettamente conto del sacrificio richiesto al personale, ma ogni soluzione è sempre meglio di 450 licenziamenti o di stipendi ridotti. «In questa condizione nessuna azienda è in grado di sopravvivere, ed il primo compito di qualsiasi gestore responsabile è quello di mettere in sicurezza l'azienda, cioè azzerare la perdita» chiarisce Bedin nella lettera inviata ai rappresentanti della Rsu.
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