Nuovo questore operativo «Teniamo alta la guardia»

De Iesu è arrivato a Milano: «Momento delicato Non ci sono certezze e nessuno è esente da rischi»

Paola FucilieriAltezza media, andatura decisa ma mai imperiosa, abito blu di buon taglio, belle sia la sobria camicia bianca che l'elegante cravatta (come si conviene a un partenopeo) Antonio De Iesu, il nuovo questore di Milano, sessant'anni, rivela la sua «statura» di figura delle istituzioni. Sobrio quanto basta per un «napoletano passionale» (come si è descritto lui stesso), con un approccio diretto, semplice, da poliziotto «leale» come sostiene di essere sempre stato - e desideroso di continuare su questa strada - De Iesu è giunto ieri mattina all'aeroporto di Linate con il primo volo partito da Bari (dove era ai vertici della questura dal luglio 2014) dopo che il capo della polizia Alessandro Pansa mercoledì sera gli ha comunicato il suo nuovo incarico a Milano (il primo al Nord) ha dato una prima impressione di naturalezza, schiettezza. Un tipo che quando ti parla si percepisce senza difficoltà alcuna che ti sta dicendo semplicemente quello che sta pensando, la verità, seguendo il suo «stile», come conferma lui, il suo «essere me stesso», che considera «una risorsa». Così non desidera e non tenta nemmeno d'illudere nessuno quando parla di sicurezza.«È un momento delicato e, come dice il ministro dell'Interno Angelino Alfano, non esistono certezze che non ci possano essere attentati terroristici, nessun paese può pensare di essere esente da rischi, per cui la guardia deve essere alta e ognuno deve dare il massimo - spiega il neo questore di Milano ai giornalisti assiepati nella sala Paolo Scrofani della questura -. Per quel che mi riguarda sono un servitore dello stato, un uomo concreto, so che nel nostro lavoro bisogna essere sul pezzo ventiquattr'ore al giorno per garantire e assicurare il massimo livello di sicurezza: esiste il lavoro di ogni giorno, in cui credo, l'olio di gomito. Non sono un presenzialista, non sono un tuttologo o un opinionista, sono un servitore dello Stato e mi piacciono le cose concrete. Cercherò di dare risposte sostenibili, attraverso il lavoro di tutti i giorni chiedendo ai miei uomini che facciano il meglio al massimo delle proprie responsabilità. L'organico? La carenza di personale? Ripeto: sono un uomo delle istituzioni, ho sempre lavorato con quello che ho - conclude il questore De Iesu, per niente desideroso di polemizzare sull'argomento -. Punteremo a ottimizzare con la razionalizzazione e pianificazione al meglio dei servizi e degli uomini a disposizione».Quest'uomo ha il sorriso di chi ha vissuto tanto ha tanto da ricordare, molto da raccontare e probabilmente da insegnarci. Laureato in scienze politiche a Napoli, sposato, padre di due figli, ha fatto tutta la carriera partendo dal basso. Ha diretto quindi anche commissariati di frontiera in provincia di Napoli come Mercato, Giugliano e San Giorgio a Cremano in tempi in cui la Nuova camorra organizzata era un impero e don Rafaè, Raffaele Cutolo, il suo re. Addetto al «Nucleo speciale di polizia giudiziaria», istituito per contrastare proprio la criminalità organizzata, De Iesu nel 1982, durante un conflitto a fuoco, venne ferito. Successivamente ebbe però anche la fortuna, in qualità di dirigente dell'Upg (Ufficio prevenzione generale) di Napoli, di lavorare per due anni fianco a fianco con l'allora questore della sua città e poi indimenticabile capo della polizia, Antonio Manganelli.Infine una frase, un pensiero, per ciò che ha appena lasciato. «Bari è difficile, ma mi resterà nel cuore perché è meravigliosa.

Milano? È certamente una città diversa da quelle del Sud ma, anche sono orgoglioso che l'Amministrazione mi abbia scelto per questo incarico e so di essere un privilegiato a succedere a Luigi Savina, penso di avere l'esperienza per interpretare i bisogni della collettività».

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