Cronaca locale

Nuovo stadio, Sala rischia il fuorigioco. Milan e Inter: "Ci servono tempi certi"

L'immobilismo del Comune rischia di danneggiare l'immagine della città e di far perdere investimenti

Nuovo stadio, Sala rischia il fuorigioco. Milan e Inter: "Ci servono tempi certi"

La cerimonia di apertura dei giochi invernali di Milano Cortina 2026, rischia di essere una figuraccia internazionale. Il problema è lo stadio. «Potrebbe essere il saluto di San Siro alla sua gloriosa storia -scriveva il sindaco Beppe Sala un mese fa-. Siamo ancora nella discussione con le squadre di calcio, e con la cittadinanza, ma credo che sia un tema da cui ormai bisogna uscire». La Milano di Expo, modello di efficienza italiana, rischia di scivolare sul prato e di fare la fine di Roma e del «mai nato» stadio a Tor di Valle. Sono passati ormai tre anni dalla dichiarazione di pubblico interesse per il Meazza da parte del consiglio comunale, iter «congelato» sì dalla pandemia ma soprattutto dalla campagna elettorale del sindaco ostaggio dei Verdi.

Dopo la rielezione l'accelerazione, ma ora incombono sul futuro della «Cattedrale» di Populous, che porta con sè la rigenerazione dell'intera zona, i ricorsi al Tar e il blocco del dibattito pubblico. Il tempo stringe ormai e soprattutto l'orizzonte appare nebuloso tanto che le squadre e e gli investitori internazionali iniziano ad essere seriamente preoccupati da un'attesa che sembra non avere fine. Con la spada di Damocle dei ricorsi al Tar, che minacciano di far cancellare «l'interesse pubblico», fondamenta del nuovo progetto. E così si moltiplicano le voci e le allusioni di un piano B a Sesto San Giovanni.

Per smentirle il sindaco pubblica la fotografia della lettera che gli è stata inviata dalle «squadre una settimana fa» nella quale «hanno confermato che stanno predisponendo il dossier per il dibattito pubblico. Una settimana fa, non sei mesi fa. E dalla ricezione di questa lettera non succede più nulla». Inter e Milan ribadiscono «che la loro priorità assoluta resta un nuovo stadio avendo certezza dei tempi dell'iter amministrativo», e per questo rimangono «aperti a valutare altre soluzioni progettuali».

Mentre le opposizioni all'attacco consapevoli dell'occasione che Milano perde ma soprattutto dell'immagine della città efficiente che rischia di incrinarsi per sempre: «Viene da chiedersi a che gioco stia giocando il Comune di Milano. Se l'obiettivo è quello di scongiurare l'addio di Milan e Inter alla città, difficile si possa raggiungere ostentando atteggiamenti di sufficienza e presunzione» avverte il vice ministro alle Infrastrutture e Mobilità sostenibili Alessandro Morelli (Lega). «È incredibile il dilettantismo offerto da Palazzo Marino in questa vicenda- osserva Silvia Sardone, eurodeputata e consigliere comunale della Lega -. Non c'è mai stato entusiasmo ma solo spocchia da parte di Sala: comprendo benissimo le società che guardano altrove per non perdere altri anni». Consapevole di quel che significa un nuovo stadio per il territorio il primo cittadino di Sesto San Giovanni Roberto di Stefano: «Il Comune di Sesto San Giovanni da sempre si è reso disponibile ad ospitare lo stadio, come volano per tutto il territorio valorizzando le aree dismesse più grandi d'Europa ora in fase di riqualificazione - dichiara -. Restano le due società: la scelta è solo in capo a loro. Devono convincersi a superare il confine milanese in una logica internazionale di Città Metropolitana».

Una voce fuori dal coro si leva nell'opposizione con il capogruppo di Forza Italia Alessandro de Chirico: «Anche questa volta, mi schiero con il sindaco: per il bene di Milano e della credibilità delle squadre meneghine spero che quest'ultime presentino quanto prima il progetto rivisto in base alle indicazioni della delibera dello scorso novembre da sottoporre alla città». Così il presidente del Municipio 7 Marco Bestetti: «Sala è solo l'ultimo ad accorgersi dello stato confusionale in cui da tempo si trovano Milan e Inter. Pur consapevole che Milano sia anche ben altro, non mi sembra che si tratti di un'operazione di così poco conto.

Più che sbuffare, occorre rimboccarsi le maniche e richiamare le società ad una maggiore serietà, per il loro bene e quello di tutta la città» conclude.

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