«Noi non abbiamo avuto proroghe per la consegna dei progetti. Li abbiamo depositati addirittura a febbraio. C'è un'emergenza culto in città, il Comune si muova». Il portavoce del Caim, il coordinamento delle associazioni islamiche milanesi, Davide Piccardo non accetta altri rinvii. Il tema è quello delle moschee: Palazzo Marino ha chiuso tre mesi fa il bando per assegnare tre aree pubbliche a spazi di preghiera, non solo islamica ma sette delle nove buste ammesse sono state presentate da sigle musulmane. E due aree su tre - quella dell'ex Palasharp e gli ex bagni pubblici di via Esterle, a pochi metri da via Padova - non vedono altri culti in corsa. Solo i terreni di via Marignano saranno destinati probabilmente al Centro cristiano evangelico o alla Shalom Gospel Church (comunità dello Sri Lanka) perchè si è candidato anche il centro islamico di Segrate, ma uno stesso culto può aggiudicarsi da regolamento al massimo due spazi su tre. E negli altri due luoghi, l'Islam - con tre offerte in entrambi i casi - ha comunque già vinto. Il presidente della commissione tecnica per la valutazione delle offerte Claudio Minoia il 7 maggio, dopo l'apertura delle buste amministrative, aveva assicurato che la seduta per l'apertura delle offerte economiche e l'aggiudicazione si sarebbe tenuta «entro fine mese». Ma non solo fino a ieri le sigle in corsa non hanno ricevuto la convocazione (e con il Ponte del 2 giugno, di fatto avevano immaginato che si slittasse almeno a mercoledì prossimo). Ieri l'assessore al Welfare Pierfrancesco Majorino ha ammesso che per l'aggiudicazione «bisognerà attendere ancora diverse settimane. Ci sono commissioni urbanistiche che per casi analoghi ci impiegano mesi ad esaminare progetti che sono complessi. Il funzionario era stato un pò troppo ottimista». Preferisce non dettare tempi il sindaco Giuliano Pisapia: «Sui bandi io non metto dito nè occhio. C'è una commissione al lavoro, e questo mi sembra il comportamento corretto e trasparente da tenere». La reazione di Piccardo avviene quasi in diretta e non è tollerante: «Il Comune si muova, abbiamo bisogno di luoghi per pregare». L'imam della Casa della cultura islamica Mahmoud Asfa si limita ad alzare gli occhi: «Speriamo si arrivi presto ad una soluzione».Entrambi erano presenti ieri, con il sindaco e l'assessore, all'apertura della Casa del dialogo in via degli Olivetani 3. Un luogo di incontro tra fedi diverse, con 5 spazi dedicati a buddismo, ebraismo, cristianesimo, ebraismo e Islam (questi ultimi affiancati). Un luogo he si trova quasi di fronte al carcere di San Vittore, «il luogo più chiuso della città accanto al più aperto, anche a chi non è credente». É stato promosso per i mesi di Expo dalla Comunità di Sant'Egidio, in collaborazione con il Forum delle religioni e il Comune. Non è, ovviamente, quella moschea provvisoria in città che il sindaco aveva promesso da maggio a fine ottobre per i visitatori Expo.
Ma ritiene di aver centrato comunque l'obiettivo con gli spazi offerti sul sito dalla Cascina Triulza, anche all'Islam. «Qualcuno credeva che non fosse possibile» dice. Il riferimento ovviamente è al commissario Expo Giuseppe Sala.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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