
Come il Totò di Mario Monicelli, dopo lo sfratto di fine agosto il «Lambretta cerca casa» e con esso anche il centro sociale Zam sgomberato appena un mese prima. E così, in attesa che i «compagni» rientrino dalle ferie, giusto per tenersi in allenamento hanno preso d'assalto un paio di alloggi in piazza Miani, dove hanno sistemato una decina di rom con cui condividevano le villette liberty di piazza Francavilla. Per il resto se ne riparla eccome, stando almeno alla promessa del loro portavoce Davide: «Torneremo ad occupare assieme ai ragazzi di Zam».
A luglio e agosto, approfittando delle vacanze a cui anche gli autonomi non possono sottrarsi, se non altro per ritemprarsi dalle fatiche della rivoluzione, la questura ha sgomberato prima lo Zam dalle scuole di via Santacroce poi le villette liberty di piazza Ferravilla. Lasciando nell'imbarazzo il sindaco Giuliano Pisapia e il suo braccio destro (anzi sinistro come ama definirsi lui) Paolo Limonta. Il primo ha sentito il dovere di giustificarsi per l'intervento nell'ex scuola: «Non l'abbiamo chiesto noi ma la Procura, dopo che avevamo mandato una relazione in cui avevamo classificato pericolante lo stabile». Il secondo invece se l'è presa direttamente con l'Aler, proprietaria dei deliziosi edifici liberty: «Illegale non è chi occupa ma chi tiene vuoti i propri edifici» ha sostenuto in estrema sintesi.
Entrambe le operazioni sono state portate a termine pressoché senza colpo ferire, se si eccettua qualche «spingi spingi» in via Santacroce. Anche perché a difendere le ridotte dell'ultra sinistra erano rimasti pochi coraggiosi, non in grado di reggere l'impari lotta con i reperti antisommossa. Ma se ne riparlerà, eccome se ne riparlerà. «Ci siamo presi una pausa di riflessione di un mesetto, ma senza ombra di dubbio a breve torneremo a occupare una nuova sede - spiega Davide, uno dei militanti del Lambretta - Torneremo ad occupare assieme a Zam». il tutto sembra tanto una minaccia. E così, tanto per non perdere la mano, l'altra sera alle 22 un gruppo ha fatto irruzione in via Ovada 1, alla Barona, dove hanno preso possesso alcuni alloggi destinati agli ex «vicini». Delle 9 villette liberty infatti, il Lambretta ne aveva infatti concesse tre in «comodato d'uso» a una famiglia peruviana e a due rom. Allontanate anche loro durante lo sgombero. Il Comune aveva proposto ai tre nuclei una sistemazione nei centri di accoglienza. Offerta respinta sdegnosamente al mittente perché simili strutture hanno orari e regole.
Ma gli antagonisti non hanno abbandonato i sodali al loro destino così i due appartamenti presi sono stati subito affidati alle due famiglie rom, una decina di persone. «I peruviani non sappiamo bene dove siano - puntualizza sempre il compagno Davide - ma abbiamo già individuato la casa per loro. Appena li troviamo occupiamo e li facciamo entrare». E ogni promessa, si sa, è debito.