«Vinca chi deve vincere ma Milano ha un dossier e una credibilità straordinaria ed è la città che piace molto al Comitato olimpico internazionale», l'unica su cui il presidente della Federsci («non il massimo esponente della scherma, ma dello sci») Gianfranco Kasper si sia sbilanciato rispetto a Torino o Cortina indicandola come città italiana ideale per ospitare le Olimpiadi invernali del 2026. Sono dichiarazioni che il sindaco Beppe sala rilascia la mattina. Qualche ora dopo aprendo il consiglio comunale chiamato a votare il sostegno alla candidatura è ancora più deciso e lancia un messaggio al governo: «Sarebbe un grande errore, una macchia per il Paese, se si arrivasse ad una scelta figlia di un condizionamento politico. Vinca il migliore, ma che sia veramente il migliore. Chiedo rispetto per Milano e credo che la designazione olimpica sia un banco di prova per il governo, riterrò inaccettabile una scelta che parta da condizionamenti politici». E ribadisce che Milano, anche nella delibera, ha previsto nel pre dossier gare tra città, Valtellina e Sankt Moritz ma ha lasciato aperta al Coni la strada di un ticket con Torino o Cortina, purchè il capoluogo lombardo sia capofila. Ieri l'aula torinese ha approvato con 22 voti a favore, otto astenuti, un contrario e i due grillini più ribelli rimasti a casa il sì ai Giochi - non proprio quella «piena condivisione» dei 40 consiglieri che il Coni indicava tra le 13 linee guida indicate per la scelta -, è passato anche l'emendamento voluto dalla sindaca Chiara Appendino che chiude ad un'ipotesi Milano-Torino. Sala chiede di guardare al presente «di una città che funziona, crea lavoro e opportunità» e al «recente passato di Expo, una dimostrazione di accordo istituzionale e capacità organizzativa». Torna a ribadire che in 50 giorni nessun ministro si è fatto sentire, «senza polemica continuo a dire lasciamoli lavorare, ma non ho visto l'attenzione e il rispetto che ritengo meriti Milano, questo è il banco di prova». Dopo di lui interviene l'assessore allo Sport Roberta Guaineri che ribadisce che 1,2 miliardi di costi per le opere temporenee «saranno interamente coperti da Cio, sponsor e vendita biglietti, senza costi per la città». Vengono depositati 22 emendamenti (a firma 5 Stelle, Basilio Rizzo di Milano in Comune e di Milano Popolare) e tre ordini del giorno (c'è il via libera su quello del leghista Alessandro Morelli che impegnare la giunta a realizzare una «Casa dello sport», un grande palazzetto che ospiti dal calcio all'Olimpia basket, e quello di Fi che chiede di istituire la Commissione ad hoc sui Giochi). Il dibattito si allunga ma il sì arriva quasi all'unanimità: 36 su 38. Si astengono i due M5S e non partecipa Basilio Rizzo, che ottiene alcune garanzie dalla giunta: nella delibera vengono dichiarate zero spese per il Comune, una contabilità separata correlata all'evento e in caso di scelta il dossier sarà condiviso in aula entro gennaio.
Le Olimpiadi «hanno un grande valore simbolico, Expo ha portato un grandissimo sviluppo soprattutto dopo, i grandi eventi sono uno strumento di comunicazione e ribalta» è il via libera del capogruppo di Forza Italia Fabrizio De Pasquale. Rizzo mantiene una posizione critica: i Giochi invernali «non sono la priorità dei prossimi otto anni, è sbagliata l'enfasi con cui intervengono gli altri colleghi dell'opposizione, per me è più rilevante che il sindaco si concentri sull'ossessione per le periferie piuttosto che inizi il giro del mondo per conquistare il voto delle delegazioni Cio». Ma dopo le modifiche decide di non partecipare invece di votare contro.
I grillini Gianluca Corrado e Simone Sollazzo criticano «il voto a scatola chiusa, c'è un'omissione quasi imbarazzante, sarebbe più serio esprimersi con cognizione di causa. E se il modello è Expo, abbiamo qualche dubbio». Ma si astengono invece di dare voto contrario («anche se lo meritereste»).
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