(...)la targa è stata divelta. Un gesto vile in un anno che ha registrato in tutta Italia innumerevoli episodi di violenza contro una giornata istituita per legge da un parlamento che la votò alla quasi unanimità per ricordare quegli oltre 30mila morti. Furono 502 i sì, contro solo 15 contrari tra i quali Nichi Vendola e il sindaco Giuliano Pisapia allora deputato di Rifondazione comunista e che anche quest'anno non ha trovato il tempo di mettere la fascia tricolore e andare a celebrare quei trucidati a cui vanno aggiunti i 300mila esuli spazzati via dalla pulizia etnica di Tito per il solo fatto di essere italiani. E che arrivati in quell'Italia che consideravano la loro Patria, furono ignorati o ancora peggio maltrattati perché considerati fascisti. Fantasmi che tardano a svanire e che anche oggi cercano di essere resuscitati da qualche reperto di archeologia comunista.
Nelle assemblee le parole di qualche politico, in strada la manovalanza che traccia scritte come quelle trovate a Roma sulla Casa del ricordo con falce e martello e «viva i partigiani jugoslavi». E del resto nessuna risposta è arrivata dal premier Matteo Renzi al presidente di Fdi Giorgia Meloni che gli chiedeva di dissociarsi dalle parole di Rosati a nome dell'intero Pd. L'altra notte la targa divelta e quell'orrendo «muori nelle foibe». «L'ennesima dimostrazione - dice Delvecchio - che c'è una sinistra che non vuol ricordare i martiri. Grave anche che il corteo non abbia avuto vita facile fin dall'organizzazione».
Per gli ostacoli messi dall'amministrazione di sinistra che da quando la Giornata del ricordo è diventata legge «non ha mai organizzato un evento pubblico o nelle scuole». Di qui la decisione di Fi e Lega che sono scese in piazza con l'Associazione nazionale partigiani cristiani e le Guardie d'onore. Poi la targa divelta e le minacce di morte.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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