Omelia di Scola «Non dovete mai farvi sedurre dai falsi profeti»

«La liturgia di questa prima domenica d'Avvento è attraversata dalla speranza, dal sorriso contagioso della virtù bambina». Con queste parole, che ricordano quelle di Papa Francesco, il cardinale Angelo Scola ha aperto in Duomo le sei settimane che ci separano dal Natale, il periodo dell'attesa che ci schiude alla gioia della nascita ma ci mette in guardia dalle insidie e dagli inganni del mondo. «Guardatevi dai falsi profeti» ha detto Scola, quei venditori d'indulgenze che soprattutto in questi momenti di crisi e di confusione promettono la felicità a basso costo.
«Il cristianesimo non è a buon mercato» e implica sempre quella parola tanto rifiutata ai nostri giorni, «sacrificio», che ritorna nella frase scelta per meditare sul senso dell'Avvento 2013: «Andarono senza indugio. Questo compito pieno d'amore non è mai senza sacrificio». Il Vangelo di Matteo, al centro della liturgia in Cattedrale, parlandoci della fine della storia ci aiuta a comprendere che per combattere le seduzioni mondane «bisogna essere vigilanti» contro le persecuzioni che vengono dall'esterno, «Sarete odiati da tutti i popoli a causa del mio nome» dice il Vangelo, e i pericoli interni, «Molti si odieranno e si tradiranno a vicenda».

Questi dati di fatto «non debbono atterrirci o scandalizzarci - ha commentato Scola -. Sono le strade per approfondire il rapporto con il Signore che guida la storia». Nella «virtù bambina» sta la forza di combattere e la gioia di nascere in quella Verità che è amore capace di rinnovarsi ad ogni Natale.

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