Ora è caccia grossa all'ex colf dell'Est sparita dopo il delitto

Ora è caccia grossa all'ex colf dell'Est sparita dopo il delitto

Una pedina del gioco del domino. Che cadendo fa scivolare tutte le altre, inesorabilmente. Il mondo intorno a cui ruotava l'esistenza di Nicoletta Figini - uccisa a 56 anni nella notte tra il 18 e il 19 luglio dell'anno scorso in Porta Venezia - dopo la sua morte è andato in frantumi in pochi mesi. La sua casa all'ultimo piano del palazzo di via Ramazzini dove il cadavere fu ritrovato porta ancora i sigilli inviolabili della Procura di Milano; gli amici del bar che all'epoca dell'assassinio già rispondevano a monosillabi, adesso addirittura si rifiutano anche di nominare Nicoletta. I negozianti - un anno fa fin troppo ciarlieri sulle abitudini private e l'abbigliamento della signora - ora tengono bocche ben cucite e testa bassa e al massimo si sbilanciano con un «Ma ancora ne parlate? Tanto quelli che l'hanno fatta fuori non li trovano più..». E il plurale ha una sua spiegazione: il cadavere di Nicoletta Figini quando venne ritrovato era una sorta di pacco, con le mani e i piedi legati dietro la schiena, avvolto più e più volte con corde, cinture, pezzi della stoffa di tende e lenzuola e addirittura un cavo usb rimediati qua e là in casa. Per finire numerosi strati di scotch sulla bocca prima imbavagliata per soffocarla e finirla. Un'operazione non agevole per una persona sola.
Il fatto più eclatante, poi, nel piccolo mondo che ruotava attorno alla donna, è stato l'arresto lo scorso ottobre di Gian Paolo Maisetti, il 48enne socio della Figini nel negozio di telefonia di piazza VIII novembre 3, anche quello sparito per lasciare il posto a un alimentari su due vetrine di prodotti del Belpaese, due grosse insegna rosse con le scritte bianche. Gli investigatori della Mobile all'epoca Maisetto lo misero sotto torchio: sapevano che aveva avuto dei dissapori con la socia e che lei aveva minacciato di lasciare l'attività ma anche di raccontare in giro cose che lo riguardavano e che non avrebbero dovuto diventare di pubblico dominio. Tuttavia l'uomo finisce in galera nell'ottobre scorso per ben altre ragioni: è accusato di violenza pluriaggravata su una ragazzina di 13 anni, figlia di amici, con la quale da quasi un anno intratteneva una vera e propria relazione maturata in un ambiente sociale tutt'altro che degradato. Lo stesso frequentato da Nicoletta nel quale, però, giravano cocaina (la donna aveva avuto problemi di droga e lo stupefacente era stato trovato in alcune boccette nel suo appartamento durante le perquisizioni post mortem, ndr) e forse qualche compagnia non raccomandabile che però la Figini non esitava a far entrare in casa visto che potrebbe essere stata lei ad aprire la porta al suo assassino.
A lanciare l'allarme la mattina del 19 luglio è la colf della Figini, che trova il cadavere della donna dopo aver varcato la porta d'ingresso lasciata socchiusa del quadrilocale dove Nicoletta viveva da almeno 10 anni, al settimo piano di uno stabile signorile. La scena della rapina finita male c'è tutta: una corda fissata all'antenna sul tetto e una tapparella divelta. Ma è quella la pista giusta? O Nicoletta ha fatto entrare qualcuno che conosceva, con cui occasionalmente aveva rapporti intimi e che, forse, si «sballava» con lei usando cocaina prima di dedicarsi ad altro?
Per ora cosa ha portato al delitto e se fosse premeditato resta un mistero. Dopo averla soffocata l'assassino (o gli assassini) si è portato via solo i gioielli che la donna aveva addosso e poi l'ha arrotolata in quella sorta di sarcofago. Quindi, lasciando la tivù a tutto volume, è sparito.
Da capelli, sangue, sudore e altre tracce biologiche nell'appartamento sono stati isolati dei Dna. E gli investigatori che dopo aver analizzato due dei telefonini di Nicoletta non riescono ad aprire il terzo, non credono assolutamente però che quel terzo apparecchio - un iPhone di cui per il momento non si conosce ancora la password per accedere ai dati- costituisca una svolta per le indagini.
Un vero passo in avanti nell'inchiesta potrebbe essere costituito invece dal ritrovamento della colf dell'Est che da qualche mese non lavorava più per Nicoletta (era stata sostituita da un'altra, colei che ne ha trovato il cadavere, ndr) e sembra sia tornata nel suo Paese. La domestica scomparsa, e che gli investigatori della squadra mobile in questi mesi stanno cercando di rintracciare, potrebbe raccontare tante cose. Magari svelare di aver fornito le indicazioni (e aver dato le chiavi) a qualcuno per entrare nell'appartamento e mettere a segno un furto mentre la Figini, poi rientrata improvvisamente, era fuori.

Oppure di aver fatto conoscere alla padrona di casa degli «amici», magari attirati dalla droga e inizialmente gentili con la 56enne. Un uomo o più uomini che hanno quindi progettato il colpo grosso, la rapina, sottovalutando le reazioni di Nicoletta. Uomini che l'hanno uccisa.

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