Ora Vallanzasca ha paura «Innocente, non patteggio»

Ora Vallanzasca ha paura «Innocente, non patteggio»

Non è stato solo l'inciampo più venale della sua carriera criminale: è stato anche quello che ha incassato peggio. Renato Vallanzasca, abituato a affrontare col sorriso sulle labbra accuse e condanne per reati terribili, in queste ore pare che stia vivendo con angoscia lo scenario in cui è stato catapultato la sera di venerdì 13, quando durante una licenza premio è stato fermato all'Esselunga di viale Umbria e arrestato per il furto di due mutande e una forbice da giardino. Il bel Renè è seriamente preoccupato che l'«infortunio» di viale Umbria metta una pietra tombale sul suo percorso di reinserimento, bloccando i benefici che lo hanno portato a ottenere la semilibertà dopo venticinque anni consecutivi di carcere. Le porte della cella si son bruscamente rinchiuse alle sue spalle, e chissà se e quando torneranno a riaprirsi. E la cosa peggiore è che invece di riportarlo a Bollate, carcere con spazi a misura d'uomo, lo hanno rispedito nel cemento e nell'afa di Opera.
Adesso lo attendono due scadenze cruciali per capire il suo futuro. Venerdì prossimo, il processo per direttissima davanti al giudice Ilaria Simi de Burgis. Potrebbe cercare di patteggiare, di limitare i danni. Ma l'altro giorno, quando ha ricevuto in carcere il suo avvocato Deborah Piazza, l'ex re della Comasina ha detto chiaramente di non voler scendere a patti con i magistrati e di volersi battere per l'assoluzione. «Vallanzasca vuole difendersi per il semplice motivo che si considera innocente», spiega la Piazza. Non aveva rubato nè le mutande nè le cesoie. Significa che insiste sulla versione del sacchetto che un conoscente gli avrebbe lasciato sul carrello? «Di questo parleremo in aula venerdì».
Quel che è certo, stando al legale, è che qualcosa non torna. L'avvocato di Vallanzasca è andata in viale Umbria per un sopralluogo all'interno del supermercato, ha visitato gli scaffali dove erano in vendita mutande e cesoie, ha annotato i prezzi delle merci che il gangster semilibero è accusato di avere sgraffignato, e ha colto una serie di incongruenze con la denuncia che ha riportato in carcere il suo assistito. È chiaro che tra la parola di un vigilante incensurato e quella di un pluriergastolano, sarà difficile convincere il giudice delle tesi della difesa. Ma Vallanzasca non rinuncerà a battersi in udienza per rivendicare la sua innocenza.
Il bel Renè - ormai sessantaquattrenne, malconcio e segnato - affronta l'udienza di venerdì sapendo che, se l'esito fosse negativo, la sua sorte girerebbe al brutto anche sull'altro fronte aperto, quello con il tribunale di sorveglianza. In questo momento, la semilibertà gli è stata sospesa, con un provvedimento provvisorio. La decisione definitiva verrà presa entro la metà del mese prossimo.

In teoria, anche in caso di condanna per le mutande dell'Esselunga il tribunale potrebbe decidere di non revocare la semilibertà, perchè non ci sono automatismi, e il reato contestato a Vallanzasca è indubbiamente di scarsa entità. Ma contro l'ex PericoloPubblico numero 1 pesa il suo curriculum, che rende i giudici inevitabilmente più severi. E la licenza della scorsa settimana rischia di essere l'ultima della sua vita.

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