Ordini e contrordini fra i «big» alfaniani E i militanti milanesi vanno in confusione

Ordini e contrordini fra i «big» alfaniani E i militanti milanesi vanno in confusione

«Ncd deve uscire dal governo Renzi». «No, vi spiego perché non dobbiamo rompere con Renzi». Un partito di centrodestra che sta col Pd è già cosa ardua da spiegare agli elettori. Diventa poi incomprensibile anche ai militanti, se ordini e contrordini si susseguono da un giorno all'altro. È quello che succede nel Nuovo centrodestra. La base milanese è molto orientata verso destra. Per due ragioni. La prima è il riferimento del Pirellone, dove l'Ncd sta comodissimo dentro la maggioranza che sostiene Roberto Maroni, a cui gli alfaniani non perdono occasione di dimostrare lealtà e - anche per esaltarne il profilo da «leghista moderato», da opporre al «leghista populista» che sarebbe Matteo Salvini, il segretario. La seconda forza che allontana gli Ncd dalla sinistra è l'ostilità integrale per la linea del sindaco di Milano, Giuliano Pisapia, e della sua giunta. Non sono solo i temi della sicurezza, o del fisco, a far propendere gli Ncd verso un «tradizionale» centrodestra. È anche e soprattutto la politica che Palazzo Marino (e ora anche Matteo Renzi) conducono sui temi «sensibili», decisivi per un elettorato in gran parte collocato nell'area cattolica. Unioni civili, eutanasia e altre battaglie rivendicate a più non posso dal sindaco e dai suoi arancioni fanno scappare la base Ncd.

Ecco, mentre i milanesi e lombardi spingono da una parte, Angelino Alfano e gli altri vogliono resistere dentro un governo che sembra sempre più un «monocolore renziano». Le ultime vicende politiche romane, poi, hanno molto approfondito questa frattura. Basti pensare al dimissionamento del ministro Maurizio Lupi, leader dell'Ncd lombarda. I suoi non l'hanno presa affatto bene e a spron battuto il coordinatore regionale Luca Del Gobbo e il consigliere regionale Stefano Carugo hanno tuonato: «Ncd deve uscire dal governo Renzi». Lo riportava «Tempi» di Luigi Amicone. Carugo suonava la campanella: «No more. Basta. Non ha più senso andare a letto col nemico».

Giusto il tempo di leggere e, il 25 marzo, lo stesso Del Gobbo, forse convinto dallo stesso Lupi, era tornato a più miti consigli, e dichiarava a «Formiche» «perché a Roma Alfano non deve rompere con Renzi». E ai militanti locali è venuto il mal di testa.

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