Un orticello in piazza Duomo - con tanto di grano, avena, menta e rosmarino - e un grande mercato con salamelle e kebab sfrigolanti in piazza Castello. Benvenuti nella Milano dell'Expo...la nostra città si prepara ad affrontare i sei mesi di esposizione universale, in cui sarà sotto i riflettori di tutto il globo, con le erbe aromatiche di fronte alla cattedrale e i salami sotto la torre del Filarete. Abbiamo chiesto a quattro ex assessori alla Cultura come giudicano questo antipasto di Expo.
«Sembra di essere in un paese» per dirla con le parole di Salvatore Carrubba, assessore alla Cultura nella giunta Albertini. «Evito di passare da piazza Castello per non arrabbiarmi - risponde -. Ma dico io, abbiamo fatto il diavolo a quattro per non far realizzare l'ascensore sul Duomo, che era un'opera tecnologicamente meravigliosa e comunque transitoria, e poi si tollerano queste cose...ci vorrebbe un po' di senso della misura». La Sovrintendenza ha mostrato una rigidità assoluta nel negare l'autorizzazione all'ascensore e poi permette che si oltraggi la monumentalità di piazza Duomo o Castello - il ragionamento di Carrubba. «Ma che immagine si sono fatti i turisti che in questi giorni sono passati nella nostra città? Sembra di essere in un paese».
Le nuove aiuole in piazza Duomo? «È un'idea del maestro Abbado e di Renzo Piano mettere le piante in piazza Duomo - risponde Vittorio Sgarbi, assessore alla Cultura nella giunta Moratti - l'idea in sé è stupida, il principio è inutile». Il discorso per il critico d'arte è «come vengono realizzate le cose: possono essere fatte con gusto e stile o meno. Così vale per il mercato al Castello: «se l'avesse realizzato Petrini sarebbe stata un'altra cosa. Si tratta comunque di idee ingenue e inutili».
Una premessa è fondamentale per Massimiliano Finazzer Flory, assessore alla Cultura della giunta Moratti (dopo Sgarbi): Expo è un evento effimero, durerà solo sei mesi, Milano affonda le sue radici nel VI sec. a.c...Tradotto: «Non bisogna mettere in discussione l'identità di Milano per un evento che durerà solo sei mesi». Così le borse a prezzi di stock, le mutande comode e il panino con la salamella: «Pop» non è sinonimo di «cheap». «Bene la partecipazione popolare, la città è e deve essere dei cittadini, ed è giusto che Expo si apra al grande pubblico ma con eleganza. Milano è una città elegante e di stile e così deve rimanere - continua Finazzer Flory - anche a livello di immagine. Questa è la cifra con cui la nostra città è conosciuta nel mondo». «Quello che preoccupa è la mancanza di progettualità - attacca Philippe Daverio, titolare della Cultura con Formentini sindaco - inoltre Pisapia non ha ancora fatto capire qual è la sua visione di Milano: sembra che tutto sia lasciato al caso, non si capisce bene dove la città dell'Expo voglia andare». Milano è famosa nel mondo per moda, design e cibo, ma «è fondamentale non abbassare il livello del nostro brand.
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