La conservazione della merce all'Ortomercato lascia il tempo che trova. E così le primizie a cinque stelle scendono di categoria e vengono vendute come fossero di qualità più scadente. A lanciare l'allarme è Luigi Predeval, presidente di Sogemi, la società che gestisce l'area di via Lombroso.
A un paio d'anni da Expo, mentre Milano dovrebbe valorizzare il cibo e l'alimentare in tutto e per tutto, il responsabile dei mercati generali denuncia un degrado delle strutture tale da compromettere la qualità di frutta e verdura. «I mercati generali - interviene durante il convegno Nutrire la città che cambia a Palazzo Reale - non sono in grado di svolgere la propria funzione, sono stati inaugurati ai tempi del presidente Gronchi e al loro interno non si riesce a mantenere la catena del freddo».
Un dettaglio non da poco. «Ora stiamo lavorando assieme al Comune per migliorare», chiarisce Pedreval, ma allo stato attuale «spesso quello che accade è che la merce arrivi di prima qualità e diventi di seconda qualità a causa dei problemi di conservazione». Le risorse stanziate anni fa, sostiene il numero uno di Sogemi, sono state «ridistribuite all'italiana, cioè a pioggia: l'ultimo scandalo è il mercato agricolo di Reggio Calabria, inaugurato l'anno scorso ma dalle caratteristiche insufficienti».
A entrare nello specifico di quello che accade ogni mattina è la vice presidente del settore Ortofrutticolo, Ketty Capra, che conferma: «Ogni anno buttiamo via il 30% delle merce proprio perché non riusciamo a mantenere la catena del freddo». Il problema si presenta soprattutto in estate e in inverno, quando le temperature sono meno clementi. Al mattino presto le casse di frutta e verdura arrivano sulla piattaforma logistica: un enorme piazzale dove i camion scaricano merce di primissima qualità che, ora dopo ora, si deteriora. Gli alimenti infatti restano sul piazzale per parecchio tempo prima di essere trasferiti nelle celle frigorifere. E poi finiscono sui banchi dove, spiega la Capra, restano per oltre 6 ore, anche fino a mezzogiorno».
Troppi «choc» termici, insomma. «Io tratto frutta tropicale e fuori stagione - spiega la commerciante - ed è un peccato vedere come si rovini. Quindi, se mi capita di avere dei mango molto belli, ne espongo solo una cassetta. Gli altri li lascio nella cella frigorifera per non farli deteriorare».
Per ristrutturare l'area servirebbero 70 milioni di euro e, una volta finiti i lavori, si potrebbe mantenere più alto il livello della merce. «Ma non aumenteremmo i prezzi - spiega la Capra - Anzi, riusciremmo ad abbassarli notevolmente.
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