"Paga ridotta e corsi di italiano Daremo un lavoro ai profughi"

Parisi ripropone il modello Merkel anche a Milano. Chiusura della campagna con i big in Gae Aulenti

"Paga ridotta e corsi di italiano Daremo un lavoro ai profughi"

In Germania si chiama «ein-Euro-jobs». Stefano Parisi ha rilanciato ieri anche per Milano il «modello Merkel»: assumere i profughi per lavori utili al Comune - dalla cancellazione dei graffiti alla pulizia dei parchi a piccole manutenzioni - pagandoli uno o due euro al giorno e offrendo loro (è un diritto/dovere) corsi di italiano e di educazione civica «che li aiutino a integrarsi». Il candidato sindaco del centrodestra è convinto che per superare l'emergenza il Comune dovrà introdurre dei contratti ad hoc per i richiedenti asilo, sul modello del «Patto per Milano» lanciato nel 1999 dall'ex sindaco Gabriele Albertini (che guida la sua lista civica «Io corro per Milano») quando lui era city manager. «Piuttosto che bivaccare è meglio che un immigrato senza lavoro faccia qualcosa, è giusto derogare dalle regole del mercato del lavoro e offrire contratti speciali. É ipocrita dire accoglienza e basta - la frecciata al Pd -. Con una paga più bassa del full time e l'opportunità ma anche l'obbligo di imparare la nostra lingua, dobbiamo dare a tutti e non solo ai talenti la possibilità di lavorare nella nostra città. Diciamo che dagli immigrati pretendiamo rispetto della legalità, dobbiamo offrire loro anche delle occasioni». So, ha aggiunto Parisi durante un incontro dal titolo «Liberare lavoro» all'Expo Gate, che «l'idea è piaciuta molto anche al premier Matteo Renzi, è possibile che la riprenda a livello nazionale». E da Milano, come nel '99, secondo Parisi deve ripartire un patto con i sindacati per «rendere più flessibile il mercato del lavoro. Io resto convinto dell'importanza dei corpi intermedi, ma devono rendersi conto che non devono concentrarsi solo sui pensionati ma sul futuro dei giovani». Prima che fuggano all'estero. Come avverte nel suo intervento anche il sindaco di Venezia Luigi Brugnaro, ex imprenditore come Parisi, arrivato a fargli un endorsement: «Dovete andare a suonare al campanello dei vicini per farlo votare - l'appello alla platea -. Da Venezia dico che abbiamo bisogno di uno come lui per far ripartire Milano, che è il cuore economico dell'Italia. Dobbiamo dare un futuro ai bambini che altrimenti lo troveranno fuori da questo Paese. Rischiamo di avere nonni che vedranno figli e nipoti solo sull'Ipad». E Brugnaro proietta la grande coalizione che si è creata a Milano intorno a Parisi - da Fi a Lega, Fdi alla lista Milano Popolare di Maurizio Lupi e la civica promossa da Albertini e Corrado Passera - a livello nazionale. I big, da Salvini a Berlusconi, saranno tutti sul palco con Parisi alla chiusura della campagna il 3 giugno alle 18 in piazza Gae Aulenti. Brugnaro auspica che i sindaci possano avere presto anche più poteri di ordine pubblico, «il ministro dell'interno Alfano deve tirare fuori dal cassetto il decreto legge che ci permetterà di chiudere in cella una notte chi bivacca, imbratta, offende le donne». Parisi torna invece al piano lavoro per Milano: più flessibilità, sconti fiscali (dall'Imu alla tassa rifiuti) per «le realtà come il Pane Quotidiano che svolgono servizi utili alla città».

Bisogna «creare opportunità di lavoro per i disabili e rendere più semplici le regole che consentano «a giovani e anziani di lavorare gratis per la città, chi vuole fare volontariato non va ostacolato». Per attrarre investimenti ( e lavoro) in città «va alleggerita la pressione fiscale sulle imprese e cambiato il Pgt». Anche la scuola «deve essere più orientata al lavoro».

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