PAGA LO STATO «Io farei a meno del sussidio di invalidità ma così non trovo lavoro»

La disabilità a Milano non dà i numeri. Perché non li sa. E questa è la prima nota dolente di una città che vorrebbe guardare avanti fino ad Expo 2015, «anno in cui si muoverà molta gente per venire a Milano tra cui anche molti disabili», fa notare Marco Rasconi, presidente della Ledha milanese. L'ultima fotografia della disabilità in Italia è stata scattata nel 2005 dall'Istat. Poi più niente. Gli iscritti alla Ledha milanese sono 15mila. Ma secondo Rasconi questo dato non rappresenta neppure una «buona parte» del mondo della disabilità cittadina. «Credo che ci sia moltissimo sommerso», ammette. Proprio per questo una tra le prime proposte fatte al Comune è stata quella di istituire i cosiddetti «Nodi distrettuali disabili», centri in cui si concentrano le competenze di Asl, Comune e associazioni ora frammentate. Non solo. Proprio per cominciare a dare un contorno a una realtà che viene ancora esclusivamente trattata in modo emergenziale, la Ledha ha proposto di istituire un Osservatorio per raccogliere i dati e dare una misura a una realtà sulla quale poi ripartire a pensare in termini progettuali. «Potrebbero essere messi a disposizione del Comune per strategie sul lungo periodo», spiega elencando quello di cui Milano avrebbe bisogno. «Ad esempio gli ascensori in metropolitana per risolvere il problema una volta per tutte, o gli scivoli. L'attenzione a interventi banali come ad esempio la misura delle porte, o negli alberghi le docce a pavimento, valide per tutti e non solo per i disabili». Nel frattempo quello che sono riusciti a ottenere è il necessario, quei trasporti essenziali che il Comune aveva tagliato.

Le vacanze invece restano per il momento un servizio «non essenziale». Dunque tagliabile per il Comune. «Bisogna tarare la città sulle persone più deboli», sprona Rasconi che cita Dublino con i suoi percorsi per non vedenti.

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