Pakistana rapita dal papà, la Farnesina in campo

Il ministero segue da vicino la vicenda della 23enne vittima di un matrimonio combinato

Continuano le ricerche della ragazza pakistana attirata con l'inganno dalla famiglia nel suo paese d'origine e trattenuta per un matrimonio combinato dl padre. Il ministro degli Esteri, Enzo Moavero Milanesi, «segue da vicino» il caso.

La studentessa avrebbe chiesto alla propria ex scuola in Brianza di aiutarla a tornare in Italia. La ragazza, oggi 23enne, sarebbe stata ritirata da scuola dai genitori quando era in quarta superiore, tenuta segregata in casa con la sorella per due anni, e portata con l'inganno in Pakistan, dove la famiglia aveva organizzato un matrimonio con uno sconosciuto. A darne notizia è stato per primo Riccardo De Corato, assessore a Immigrazione di Regione Lombardia, ricordando anche che episodi simili si sono verificati negli ultimi anni. «A luglio - ha spiegato - una scuola della Brianza ha ricevuto una lettera di richiesta d'aiuto da parte di una sua ex studentessa pachistana». «Vi prego, aiutatemi - ha scritto la ragazza - il mio futuro è in Italia, mi hanno preso tutti i documenti e mi hanno lasciata qui. Mio padre mi ha impedito di terminare la quarta superiore, so che una delle professoresse chiedeva che fine avessi fatto, poi mi hanno portata via».

L'istituto di Cesano Maderno si è attivato denunciando l'accaduto alle forze dell'ordine. La prefettura ha chiesto anche l'intervento dell'Interpol. «In considerazione della gravità di ciò che la giovane ha denunciato - si legge in una nota del ministero degli Esteri - la Farnesina sta acquisendo presso la Questura competente ogni utile elemento per verificare i fatti, al fine di valutare le modalità più appropriate per possibili interventi a tutela dei suoi diritti».

La vicenda è subito diventata un caso politico, sul quale è intervenuto anche il vicepresidente della commissione Esteri della Camera Paolo Grimoldi. «Chiedo al nostro ministero degli Esteri di attivare immediatamente le sue strutture per fare luce sul caso». Per Grimoldi, il caso confermerebbe «che un certo islam radicale, quello più oltranzista, in Italia non ha fatto progressi, non è diventato più moderato e conciliante ma è rimasto su posizioni estreme che non si possono conciliare con il nostro modo di vivere».

A maggio un'altra ragazza pakistana, Farah, era stata costretta dal padre a lasciare l'Italia per ritornare nel paese d'origine.

Grazie all'aiuto delle compagne di classe e della polizia italiana la sua storia ha avuto un lieto fine. Sono passati 12 anni da quando una ventenne pakistana, Hina Saleem, è stata uccisa dal padre per il desiderio di vivere all'occidentale.

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