Palazzo di Giustizia cambi indirizzo per ricordare Biagi

Palazzo di Giustizia cambi indirizzo per ricordare Biagi

Alzi la mano chi sa dove è a Milano largo Marco Biagi. Eppure al docente universitario assassinato dalle Brigate Rosse nel marzo 2003 non è stata intitolata una viuzza di periferia, ma un luogo assai centrale della città: il largo che si apre davanti al Palazzo di giustizia, in corso di Porta Vittoria. Ma è un toponimo senza numero civico e senza indirizzi. Nessuno scrive a largo Biagi, e nessuno vi riceve posta. Così, inevitabilmente, quella intitolazione non è entrata nel linguaggio comune della città. E il doveroso omaggio all'ultima vittima del terrorismo in Italia è rimasto sulla carta.
Un modo semplice e a costo zero per rendere concreto quel tributo vi sarebbe. A Milano da sempre gli inquilini dei palazzi interessati a novità di questo tipo si oppongono a cambiamenti di indirizzi e di numeri civici, per un motivo venale: evitare il fastidio di dover cambiare i documenti, la carta intestata, eccetera. Fu così che gli abitanti di via Paolo Giovio e via Cantoni protestarono qualche anno fa perchè il Comune aveva deciso di intitolare l'incrocio tra le due vie all'avvocato Giorgio Ambrosoli, che lì davanti era stato ucciso.
Ma per largo Biagi il problema quasi non si pone, e potrebbe essere scavalcato con un gesto carico di significati simbolici. Sul largo, infatti, si affaccia un solo edificio, ed è un edificio importante, ovvero il palazzo di Giustizia. Il tribunale e gli altri uffici giudiziari oggi hanno, anagraficamente parlando, un altro indirizzo: l'1 di via Carlo Freguglia, che è la strada che costeggia il palazzo verso il centro città. É questo indirizzo a essere associato comunemente alla sede della giustizia milanese. Senza voler mancare di rispetto a Carlo Freguglia - giovane sottotenente di fanteria, caduto eroicamente nella sfortunata battaglia per la conquista del Flondar il 20 agosto 1917 - nella memoria collettiva di oggi il nome di Marco Biagi meriterebbe forse uno spazio maggiore del suo.
Basterebbe poco: la volontà dei vertici del tribunale e della Corte d'appello, e una delibera del Comune. Basterebbe collocare un numero civico sulla facciata di marmo del palazzo, e decidere che d'ora in avanti tutta la corrispondenza destinata agli uffici giudiziari sia indirizzata in largo Marco Biagi.
Sarebbe un piccolo passo per riportare nella memoria della città un personaggio come il professor Biagi, che ha pagato con la vita il suo impegno di accademico prestato alla politica sul fronte della riforma delle politiche del lavoro. Un ruolo, va ricordato, che Biagi svolse sotto governi di diverso orientamento, lavorando come consulente di Antonio Bassolino al ministero del Lavoro nel primo governo Prodi, ma anche di Roberto Maroni quando l'attuale governatore della Lombardia era ministro del Welfare nel governo Berlusconi. Quello che non tutti ricordano è che Biagi ebbe un ruolo chiave anche a Milano nell'elaborazione nel 2000 del patto Milano Lavoro, e che anche questo suo impegno fu uno dei motivi che portarono alla sua condanna a morte da parte delle Brigate Rosse.


Sulla targa di marmo, Biagi viene ricordato come «professore universitario - giuslavorista»: nessun riferimento, tranne la data di morte, al suo assassinio. Fu la famiglia a chiedere che ne venisse ricordata la vita più della tragica fine. Ma proprio per ricordare quella vita, adesso si potrebbe fare qualcosa in più.

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