Morirono in cinque in via Palestro: i vigili del fuoco Carlo La Catena, Sergio Pasotto e Stefano Picerno, il vigile urbano Alessandro Ferrari e Moussafir Driss, un migrante marocchino che aveva avuto la sventura di scegliere come letto una panchina di fronte alla Gam, la Galleria d'arte moderna diventata epicentro del terrore. Era il 27 luglio del 1993: due mesi prima era toccato a Firenze, via dei Georgofili, poco distante dagli Uffizi. Nel 1992 le bombe di mafia avevano colpito e ucciso in Sicilia, prima Giovanni Falcone e la moglie con tre agenti della scorta, poi Paolo Borsellino e cinque agenti della scorta.
Lo sbarco cruento a Milano della mafia, che fino ad allora era droga e soldi, è tornato nella commemorazione della strage, resa di macabra attualità dalle scritte contro il 41bis, il carcere duro, apparse sui muri della città. «Minacciose e organizzate. Da chi non lo sappiamo» le parole del sindaco, Giuliano Pisapia. «Un segnale in stile mafioso, si tenta di rilanciare un attacco allo Stato» l'assessore alla Sicurezza, Marco Granelli. Parole rilanciate dall'azzurro Giulio Gallera, sul posto a rappresentare la Regione: «Un becero e inutile tentativo di intimidire. Non abbasseremo la guardia».
Sul luogo il prefetto Francesco Paolo Tronca, il questore Luigi Savina, il comandante dei vigili Tullio Mastrangelo, familiari delle vittime, l'associazione Libera e alcune decine di cittadini. Arriverà un giardino in via Morgagni, per aiutare a non dimenticare.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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