Parisi, il voto vale doppio: «Vince e sfrattiamo Renzi»

Berlusconi al Manzoni lancia i 48 candidati di Forza Italia: «Da Milano parte la sfida per il futuro (moderato) del Paese»

(...) E la partenza di una campagna per e Politiche che dovrà ispirarsi al modello Milano, una coalizione che ha spostato la barra al centro, toni poco filoleghista e ha ricucito con Ncd e la corrente di Corrado Passera. «Il centrodestra deve essere unito, al di là delle difficoltà caratteriali dei leader, e anche per il governo deve avere un candidato moderato», Sul palco ricorda che al Manzoni nacque Forza Italia e lì lanciò il manifesto della libertà, un «credo di Fi» che ha riletto al pubblico notando che «22 anni dopo è sempre attuale». Passa dalla libertà di scelta nell'educazione scolastica a giustizia, diritto di culto, impresa, «tolleranza verso tutti, a cominciare dagli avversari». Consiglia a chi fa campagna per la prima volta il «manuale del buon candidato scritto dall'ex sindaco di Pavia Alessandro Cattaneo, tra i fondamentali dice che bisogna metterci anche un sorriso». E le storielle: ne attacca una sui vampiri. Ma torna a insistere sulla portata del voto milanese, «la vittoria nella capitale economica del Paese sarebbe il primo vero segnale di sfratto». E Parisi «è un uomo del fare straordinario».

Secondo gli ultimi sondaggi il manager scelto solo tre mesi fa dal centrodestra è già passato davanti all'ex commissario Expo Giuseppe Sala che veniva da sei mesi sotto i riflettori del grande evento e due mesi di primarie. «Mi dicevano di non provarci, che avevo zero possibilità di farcela perchè Sala vinceva a mani basse, abbiamo già fatto un lavoro straordinario» ammette Parisi sul palco. «Dobbiamo ridare a Milano il buongoverno del centrodestra, Pisapia è una brava persona che non ha messo energia ed è rimasto bloccato dalla sinistra radicale, il manifesto riletto da Berlusconi ci permetterà di liberare Milano e l'Italia» sono passaggi del suo intervento. E anche Parisi ribadisce che «abbiamo bisogno di una guida moderata, Berlusconi lo è stato per vent'anni e lo è ancora». La sinistra «si presenta con tre candidati (Sala, Basilio Rizzo e Luigi Santambrogio, ndr.) l'unità della nostra coalizione farà la differenza ma abbiamo bisogno di parlare un linguaggio moderato e prendere voti al centro. Molti mi dicono che hanno sempre votato a sinistra e per la prima volta sceglieranno me». Sala fatica ad agganciare il centro ma rischi di perdere anche il centro-sinistra il messaggio, e a quell'elettorato bisogna puntare. Il capogruppo di Fi Pietro Tatarella, secondo in lista dopo Mariastella Gelmini, dice chiaro che «non vinceremo parlando di ruspe o con gli slogan leghisti prima gli italiani, ma presentando soluzioni». E dice: «Sala ha cercato di formare la lista dei Moderati, come a sottolineare che nelle sue liste non ci sono, perchè ha gente dei centri sociali, i veri moderati siamo noi».

Berlusconi e Parisi si alzano in piedi con il pubblico ad applaidire la Gelmini che contesta la scelta del governo di fissare le elezioni il 5 giugno per puntare sull'astensionismo, ma è certa che sarà un boomerang per il Pd: «Chi va al mare e non ha problemi economici vota Sala. Gli altri daranno l'avviso di sfratto a Renzi. Ci hanno dato per morti tante volte - ironizza - ma da tempo non vedevamo tanta passione e partecipazione a Milano. La bandiera di Fi ha ripreso a sventolare in ogni quartiere. La gente vuole cambiare pagine dopo 5 anni di stangate e multe di Pisapia».

Sul palco si alternano alcuni dei nomi in corsa, da Gianluca Comazzi a Fabrizio De Pasquale alla «pasionaria» Silvia Sardone («la giunta mette sempre prima gli stranieri, pensa che i milanesi abbiano scritto sali e tabacchi in fronte») al direttore del settimanale ciellino Tempi Luigi Amicone che insiste: «Milano è l'unica elezione che conta, se vinciamo qui rifacciao l'Italia».

Chiara Campo

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