Cronaca locale

La passeggiata manzoniana nella dolce "città del ferro"

Teatro dei «Promessi sposi» ed ex centro siderurgico, Lecco e dintorni sfoggiano oasi, pizzoccheri e biscotti

La passeggiata manzoniana nella dolce "città del ferro"

O ggi il Viaggiatore Goloso si avventura per «quel ramo del lago di Como che volge a mezzogiorno». La nostra meta è Lecco, la città dove Alessandro Manzoni ambientò i Promessi Sposi, un tempo «città del ferro» per le industrie siderurgiche. Venendo da Sud, la prima tappa è in uno snodo delle vicende di Renzo e Lucia, la Rocca di Vercurago, nota come il Castello dell'Innominato. Questo luogo ha una storia antichissima, con radici preistoriche. Nel XII secolo venne edificata una rocca dalla famiglia Benaglio. La rocca segnò il confine il Ducato di Milano e la Repubblica di Venezia, e venne distrutta dai francesi. Tra le sue rovine San Girolamo Emiliani venne a fare penitenza. Per questo i padri somaschi acquistarono e vi si insediarono stabilmente, realizzando la propria Casa Madre e anche un Sacromonte. Tra gli architetti anche il lecchese Giuseppe Bovara. Il borgo sottostante abitato viene chiamato tradizionalmente con il nome di Malanotte. Nei Promessi Sposi si trovavano la taverna e il posto di guardia dei bravi dell'Innominato che risiedeva proprio nella rocca.

Avvicinandosi a Lecco, alla nostra sinistra si mostra nella sua bellezza il massiccio calcareo-dolomitico del Monte Barro con il suo parco naturale: boschi, praterie e rupi ospitano ricchezze di flora e di fauna, tra cui oltre 1.000 specie di piante e molti uccelli migratori. Il Monte Barro è importante anche per il valore storico e archeologico: gli scavi hanno messo in luce un vasto insediamento residenziale e militare di età gota (V-VI secolo). I manufatti recuperati sono esposti nel Museo Archeologico del Monte Barro.

Entriamo in città. Caffè & Caffè, a pochi passi da Piazza Garibaldi, è il posto adatto per una colazione eccellente con una treccia di sciroppo d'acero e noci e una miscela di caffè. Non distante il simbolo di Lecco, la Basilica di San Nicolò. Di origine romanica, come tante chiese venne ampliata, trasformata, spogliata, danneggiata e come tante chiese virò verso il barocco. Però questo ha coinciso, nel 1600, con la rinascita. I lavori a metà dell'Ottocento ha dato l'attuale aspetto neoclassico; Nel 1902-1904, poi, venne aggiunto il nuovo campanile in stile neogotico di Giovanni Ceruti. Numerosi i dipinti murali di maestri di Lecco e della Brianza tra cui Casimiro Radice e Luigi Morgari.

Usciti dalla Basilica, cerchiamo la Pasticceria Santa Marta, costola della settantenne Valsecchi di Introbio. Nel punto vendita di Lecco oltre ai tradizionali Caviadini, tipici della Valsassina, declinati in vari gusti e al Dolce Grigna, con frutta secca, c'è una linea speciale di prodotti dedicata ai Promessi Sposi: la Torta Manzoniana di noci e miele e le croccanti Ciabattine di Lucia. Dopo aver fatto scorta siamo pronti per il pranzo al Porticciolo 84 dove Fabrizio Ferrari ha raccolto l'eredità dei genitori Daria a Bruno. In un tranquillo vicolo di un quartiere residenziale, il ristorante, ricavato da un'antica casa colonica del 1600 ospita al massimo sette tavoli riscaldati da un grande camino in pietra. D'estate, invece, si gode di un bel dehors. La cucina di Ferrari, creativa con varie suggestioni, c'è sempre: sgombro, lattuga, daikon, peperoncino verde & rosso; raviolo aperto, razza, spinaci, melanzane, ricotta, olive taggiasche.

Siamo proprio al momento giusto per visitare Villa Manzoni al Caleotto riaperta dopo un'importante ristrutturazione pochi giorni fa. Qui Manzoni trascorse la giovinezza e oltre a cimeli, quadri scritti che riguardano lo scrittore, si possono vedere gli arredamenti originali, gli stessi del 1818, quando lo scrittore vendette la villa. Prima delle due scelte consigliate per cena, un aperitivo da «In vino veritas», enoteca con 1.600 etichette nazionali ed estere, ampia scelta di distillati e un fornito reparto gastronomia.

Saliamo a Maggianico, dove abbiamo possibilità. Nicolin, dove ci scaldano i colori beige, bianco e la cucina di Giovanni Cattaneo: italian sashimi, animelle di vitello glassate al rosmarino con funghi porcini; ravioli come un pizzocchero; capretto al forno. Da Olga cucina tosco-lombarda: battuta di carne cruda, salumi toscani, risotto con crema di piselli e calamari, tagliata di manzo.

La scodella al cioccolato con meringa finisce in gloria, golosamente manzoniana, il nostro viaggio.

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