Pd, difesa di scuderia Ma anche la sinistra solleva dubbi su Sala

L'incarico all'architetto di Expo: tante critiche anche dagli alleati E i renziani attaccano la destra

Alberto GiannoniL'ordine di scuderia sembra chiaro, a giudicare dalle reazioni. L'argomento è il seguente: i dubbi sollevati sul caso di Beppe Sala sono in realtà una macchinazione a base di fango, concepita con l'obiettivo di coprire i problemi del centrodestra. La tesi è stata ripetuta per tutto il giorno, ieri, dagli esponenti del Pd, milanese e non, impegnati a difendere il commissario Expo e candidato alle primarie, a proposito della vicenda della casa al mare cui ha lavorato anche un architetto destinatario di incarichi per l'Expo milanese.Il caso è stato sollevato mercoledì dal Giornale ma per il centrosinistra si è trattato di un attacco politico, attributo direttamente al centrodestra. Con questa tesi hanno aperto le danze delle dichiarazioni i segretari (di Milano e della Lombardia) renziani Pietro Bussolati e Alessandro Alfieri. Tracciato il solco, lo stesso tipo di difesa l'hanno firmata: il ministro Maurizio Martina, il sottosegretario Paola De Micheli, il deputato Lele Fiano, il vicepresidente dei deputati Matteo Mauri, il deputato Vinicio Peluffo, la deputata Lia Quartapelle, il consigliere comunale e capogruppo in città metropolitana Filippo Barberis, il senatore Franco Mirabelli, il consigliere comunale Emanuele Lazzarini, il consigliere comunale Francesco De Lisi.Sul fronte del centrodestra è intervenuta la coordinatrice regionale di Forza Italia Maristella Gelmini: «Forse - ha detto - Giuseppe Sala pensava di non dover rendere conto a nessuno, come è naturale per chi viene calato dall'alto. Si illudeva che tutti gli avrebbero steso il tappeto rosso. Gli diamo una notizia: non è così». Il capogruppo Pietro Tatarella ha precisato la sua linea: «Non mi interessa - ha scritto - chi sia l'architetto di Sala, se abbia lavorato per Expo, se sapeva di essere indagato, se ha usato gli uffici di Expo per un incontro elettorale, se ha usato la matita di Expo per scrivere di primarie, non è questo il compito della politica». Al capogruppo azzurro interessa che «Sala è battibile perché non parla con il cuore alla città». L'ex vicesindaco Riccardo De Corato (Fdi) ha invece sollevato dubbi: non sul fatto che i lavori «siano stati pagati», «ci mancherebbe altro», ma sulla «contestualità, mai dichiarata prima del servizio giornalistico odierno, fra l'opera svolta per la persona Giuseppe Sala e gli incarichi ad affidamento diretto (sotto la soglia di 40 mila euro) che gli stessi professionisti hanno svolto per Expo Milano 2015 di cui Sala era commissario unico».Decisa anche la Lega: «La sinistra - ha detto Igor Iezzi, consigliere comunale - ci attacca per nascondere i propri problemi. Nonostante le urla dei vari dirigenti del Pd i dubbi rimangono. Sala deve capire che chi aspira a fare il sindaco di Milano deve essere trasparente, qualità che sembra mancare invece al candidato del Pd».In realtà il tentativo del Pd di politicizzare la questione ha sbattuto contro le voci sentite in Sel (il partito più vicino al sindaco, Giuliano Pisapia). «Se sono commissario unico e assegno senza bando un grandissimo lavoro con soldi pubblici - ha detto il consigliere comunale Luca Gibillini - magari la mia casa non la faccio sistemare dallo stesso architetto». «Non credo ci sia nulla di illegale - ha aggiunto discutendone su facebook - però un minimo...». Silenzio fino a tarda sera dai rivali di Sala nella contesa delle primarie, Pierfrancesco Majorino e Francesca Balzani. Il nervosismo in casa Pd era già palpabile nei giorni scorsi, quando era emersa la vicenda dell'incontro politico-elettorale tenuto dal commissario candidato nella sede di Expo.

E, prima ancora, era stata una foto del profilo facebook «Donne per Beppe Sala» a provocare un piccolo caso, con l'ex ministro degli Esteri Emma Bonino che ha chiesto di togliere lo scatto perché creava « l'equivoco di un mio sostegno elettorale».

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