«Un errore cosmico modificare le regole delle primarie lombarde». Non usa giri di parole il consigliere regionale del Pd, Giuseppe Civati, per bocciare la linea del Pd che ha sacrificato primarie vere sull'altare della candidatura solitaria di Umberto Ambrosoli (nella foto). «Stiamo perdendo consenso e buonsenso. Rischiamo di cappottare da fermi. Vorrei che facessimo le cose semplici, giuste e che rispondono ai sentimenti e alle aspettative degli elettori». La direzione regionale del Pd, che si è riunita ieri sera, vuole azzerare le regole delle primarie e ripartire dal via, con nuove regole che saranno stese da un Comitato civico. La base è in rivolta e su Facebook e Twitter fioccano i commenti critici, da «no allo scippo» fino alla mancanza di «ossigeno della democrazia». Le ironie: «Ambrosoli lancia la gara delle idee. Ok, ne ho una: facciamo le primarie?». E gli esponenti del Pd locale sono investiti dalle critiche degli elettori.
La tabella di marcia sembra decisa. Ambrosoli verificherà il progetto e il 15 dicembre ci sarà una consultazione popolare. Il segretario regionale, Maurizio Martina, osserva: «Ci sono tutte le condizioni per costruire una fortissima unità intorno ad Ambrosoli e a un patto civico». Franco Mirabelli, consigliere regionale, assicura: «Saranno primarie con candidati e programmi indette da un Comitato civico». E in serata anche Ambrosoli, vincitore designato, spiega la sua posizione con un messaggio su Facebook: «Il Comitato deciderà autonomamente le modalità di legittimazione del candidato. Per quanto mi riguarda ogni soluzione andrà bene, ovviamente anche quella competitiva».
A tenere a battesimo l'operazione è il sindaco, Giuliano Pisapia, eletto proprio grazie alle primarie del centrosinistra in cui ha sconfitto il candidato del Pd, Stefano Boeri. Oggi è tra coloro che hanno più caldeggiato la candidatura protetta di Ambrosoli. «Credo sia fondamentale uscire dallo schema secondo cui sono i partiti a indire le primarie» dice Pisapia.
Primarie chiuse a chi ha sostenuto la giunta Formigoni, ma apertissime alla sinistra radicale. I candidati sopravvissuti sono tre: Alessandra Kustermann, Andrea Di Stefano e Roberto Biscardini. La ginecologa Alessandra Kustermann critica Ambrosoli per le dichiarazioni vaghe con cui ha neutralizzato le primarie: «Dobbiamo cominciare essendo noi concreti e trasparenti. Non sono ancora riuscita a capire che cosa vuoi fare e temo che non lo abbiano capito molti cittadini». E ancora: «Come puoi dire che le primarie sono uno strumento dei partiti e non della società civile?». La candidata chiede che venga rispettata la regola una testa un voto e sottolinea la contraddizione tra le regole delle primarie nazionali del Pd e l'ibrido che si vorrebbe importare in Lombardia: «Tutti gli italiani hanno avuto un grande esempio di buona politica grazie alle primarie nazionali».
C'è poi la candidatura del socialista del Psi, Roberto Biscardini: «Ambrosoli non faccia lo schizzinoso, senza il peso dei partiti non andrebbe da nessuna parte». E resta candidato il giornalista Andrea Di Stefano che ieri ha incassato il sostegno di Rifondazione comunista.
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