Pd in panne per le Regionali. Il sindaco si chiama fuori e "bacchetta" pure Cottarelli

Sala sull'economista: "Se vuole candidarsi parli di Lombardia e non di voto anticipato". E Letta tira pacco ai dem.

Pd in panne per le Regionali. Il sindaco si chiama fuori e "bacchetta" pure Cottarelli

Tira una brutta aria in Lombardia e non sorprende che il segretario del Pd Enrico Letta abbia preferito partecipare al forum «Verso Sud» a Sorrento e «tirare pacco» all'ultimo al primo dei tre eventi nazionali di ri-lancio del ddl Zan promosso ieri a Milano dal deputato Alessandro Zan con interventi del sindaco Beppe Sala, della segretaria milanese Silvia Roggiani e altri davanti a una settantina di persone. Letta ha parlato in streaming. La notizia del proscioglimento del governatore Attilio Fontana dalle accuse sul «caso camici» è stata una doccia fredda per il centrosinistra che già sognava una campagna elettorale giustizialista da qui alle prossime amministrative del 12 giugno e (soprattutto) una corsa meno in salita alle Regionali 2023. E invece, è rimasto in panne. Fontana non ha ancora sciolto le riserve ma a questo punto il bis è sempre più probabile, come aveva pronosticato anche il sindaco Beppe Sala dopo la sentenza. «Ci ho beccato forse - ha commentato ieri -. É chiaro che per battere Fontana bisogna partire in fretta, non so se vorranno fare le primarie o no per il candidato, molto dipenderà dalla possibilità o no di mettere insieme un fronte largo», che andrebbe dal Pd a Italia Viva, Azione di Calenda e Movimento 5 Stelle che per ora se le suonano. «Non è semplice - conferma - ma è probabilmente l'unica possibilità per pensare di vincere». Il nome di Sala continua a rimbalzare, potrebbe tenere insieme le varie anime, grillini compresi, ma questa volta smentisce in maniera più netta l'ipotesi: «Chi scende in campo deve farlo nei prossimi mesi, non sarebbe passato neanche un anno dalla rielezione. Non si può, non è per me. I compiti vanno portati a termine. Capirei se mancasse un anno alla fine ma così non è serio». Insiste col Pd sul fattore tempo: «Sento dire che sceglieranno entro l'estate. Fare una campagna del genere richiede molto tempo per girare tutta la Lombardia e, ne parlavo con Giorgio Gori», l'ex sindaco di Bergamo sconfitto da Fontana nel 2018, «che ha perso male essendo senza dubbio il candidato migliore, fare campagna e sperare di vincere significa anche mettere una cifra significativa. Se arrivi all'ultimo momento come fai a raccoglierla? La gente non ci crede».

Intanto il sindaco non fa un grande spot (anzi) a Carlo Cottarelli, che dopo vari rumors ha dichiarato che se il centrosinistra glielo chiedesse «ci penserebbe». Che nello slang politico significa che c'è. «Ha come tutti pro e contro, i due elementi a favore - puntualizza Sala - sono che è già conosciuto e potrebbe trovare consenso almeno da una parte della coalizione, quella più centrista, non so gli altri però». E il secondo punto suona più come un contro. Tradotto: l'ala sinistra e i 5 Stelle non lo vorrebbero. Ma l'economista ha scatenato nei giorni scorsi mal di pancia pure tra i dem con la richiesta (non convidisa) di voto anticipato per le Politiche a settembre. Le sue quotazioni sono precipitate. «Dovrebbe entrare veramente nell'animo politico - commenta Sala -. Quando dice andiamo a votare in autunno perchè il governo ha esaurito il suo mandato non capisco. Se è davvero interessato, come spero, a candidarsi, si concentri sulle tematiche lombarde. Convinca i partiti e poi corra. Chiaro che io come tanti altri lo supporteremo se sarà lui». Ma le bacchettate non convincono, e l'opinione di Sala in questa tornata avrà un peso.

Sembra poi vedere un altro film il segretario regionale Pd Vinicio Peluffo, che dichiara che «il fatto che ci siano diversi nomi cosi autorevoli che rientrano nel novero dei papabili dimostra la vitalità dell'alternativa che stiamo costruendo al centrodestra». Dove li ha visti? A parte Cottarelli in bilico e il sindaco di Brescia Emilio Del Bono che non scalda, Sala si è autoescluso, l'eurodeputata Irene Tinagli hadetto «no, grazie» e pure il sottosegretario Bruno Tabacci ieri si è detto «disponibile a dare una mano ma sono già stato governatore dal 1987 al 1989».

Peluffo ribadisce che il Pd proverà a costruire una coalizione larga «come a Varese l'anno scorso o al prossimo voto a Lodi». Dopo il 12 giugno «vogliamo scegliere tutti insieme metodo (primarie o no) e profilo. L'unico paletto è trovare il nome entro l'estate, che finisce il 20 settembre».

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