In pedana gli assi del violino Tre mesi di super concerti

Si parte domani sera con il greco Leonidas Kavakos Atteso anche il duo Ughi-Canino e il russo Gringolts

Piera Anna Franini

Con Leonidas Kavakos, domani in Conservatorio alle 20.30, le Serate Musicali offrono per i prossimi tre mesi presenze violinistiche di serie A. Attesissime in aprile Janin Jansen (il 9) e Patricia Kopatchinskaja (il 13). Il più giovane fra gli ospiti è Ilya Gringolts, 35enne (febbraio), mentre con Uto Ughi, in duo con Bruno Canino (ospite giovedì 25) e Gidon Kremer e la sua Kremerata (12 marzo) si salta alla generazione dei settantenni.

Proviene dal Nord Europa Jansen, dal profondo Nord Kremer (Riga), e da San Pietroburgo Gringolts. Moldava la Kopatchinskaja, mediterranei Ughi e Kavakos. Che ha carriera internazionale ma residenza immutata - e difesa - ad Atene. Innamorato della cultura millenaria del suo Paese, Kavakos cita frequentemente i padri della sua Terra, Aristotele, Platone e Socrate, ma non manca di comunicare la sua sofferenza per una Grecia da anni in profonda crisi. «Il mio e il suo Paese sono il midollo del sapere universale. Tutto è nato da noi. Ora, però, quanto contiamo nel mondo anche da questo punto di vista?» lamenta. Cresciuto a pane e violino, impegnato in un'attività che dà molto ma si prende tutto, in una nostra intervista osservò: «Mi guadagno la vita con ogni nota, lavoro sodo, perché devo pagare il salario delle persone che il mio Stato assume in modo spropositato? Pare di essere nell'epoca sovietica. La Grecia ha un'economia di tipo sovietico: non produce nulla e vuole tutto. Poi ha un apparato pubblico debordante. Kavakos, che torna alla Scala il 5 febbraio, ha un'agenda formidabile. In febbraio sarà a Berlino coi Berliner, in primavera coi Wiener, a Chicago suona con Yo-YO Ma, quindi al Carnegie Hall, Festival di Lucerna. Farà tappa anche nella Cremona patria dei violini, ora suona uno «Willemotte» Stradivari 1734, dopo otto anni trascorsi imbracciando lo Stradivari «Abergavenny» del 1724. Lo ammette. Il suo cuore batte - come quello di una donna per Tiffany - al cospetto del Willemotte del quale - racconta - s'innamorò perdutamente nel 1994, dopo averlo testato a New York. Il suo sogno? Un incontro con i padri della grecità, Alessandro Magno, Fidia e i grandi artisti del nostro Rinascimento. Risposta che offre uno spaccato della personalità di questo violinista estroverso ed estroso alla latina, e con un senso di disciplina, rigore, precisione infinitesimale e all'occorrenza pugno d ferro che ne fanno più un discendente dei vari Federico Hohenzollern che di Alessandro Magno.

Kavakos e Janine Jansen sono i due nomi di punta dei lunedì del Conservatorio. Jansen - per la cronaca, bellissima - è un prodigio fiorito in una famiglia di soli musicisti. A sei anni aveva già in mano il suo primo strumento. Seguiva il classico decorso dei numeri uno, col vantaggio dei genitori coach. È olandese anche per spirito imprenditoriale. A 24 anni fondava già un suo Festival di musica da camera a Utrecht. Jansen, in duo con Katryn Stott, propone fra l'altro la Sonata di Franck nel programma di Kavakos. Interessante, dunque, un confronto.

Anche se il repertorio di predilezione della Kopatchinskaja è il Novecento, a Milano esegue il

Concerto di Cajkovskij con l'Orchestra della Svizzera Italiana. Mozart, Tartini, Fauré e Saint Saens per Uto Ughi, giovedì prossimo, Preludi per violino solo Weinberg e Ottetto di Mendelssohn per Kremer e la sua Kremerata.

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