«Pensiamo le infrastrutture del futuro»

Il presidente del Consiglio sul territorio: «La Regione torni protagonista»

Raffaele Cattaneo, presidente del Consiglio regionale e capolista di «Noi con l'Italia» a Varese, girando fra le imprese lombarde che sensazioni ha?

«Ne vedo due o tre al giorno, è uno spaccato ampio. L'impressione è che sia tornato un clima positivo. L'economia lombarda è ripartita, gli indicatori sono positivi. Tutti segnalano tre criticità. Un fisco troppo invasivo, una burocrazia complicata, la necessità di una formazione tecnica superiore di tipo professionale. Sento meno lamentele sulle infrastrutture, segno che qualcosa è stato fatto».

Dove può incidere la Regione?

«Molto poco sulla tasse. Gli imprenditori si lamentano dell'Imu sui capannoni, si sentono schiacciati. L'Irap penalizza chi assume ed è un'imposta regionale solo nel nome. Il piccolo spazio di autonomia fiscale si è perduto».

Dopo il referendum sull'autonomia si può recuperare?

«Si può riaprire uno spazio col coordinamento della finanza pubblica, che però resta competenza statale. È una leva ma limitata».

E le infrastrutture?

«Resta da completare un piano di investimenti strategici che risale a qualche tempo fa. E rilanciare il protagonismo della Regione, che ha un po' perso il ruolo centrale avuto in passato. Abbiamo fatto ferrovie, strade, autostrade; resta da fare molto, soprattutto sulla mobilità intelligente, elettrica, sulle frontiere del futuro, progettare le infrastrutture dei prossimi 50 anni. E lavorare ancora sul trasporto pubblico locale».

Come giudica il servizio oggi?

«Ho visto l'indagine di Business insider, notando anche errori sul tema dei ritardi e un'incapacità di leggere i numeri che si spiega con la volontà di usare questo tema in chiave di sistematica delegittimazione di Trenord. A chi ha questo approccio suggerirei di andare a vedere il trasporto pubblico locale nelle regioni governate da centrosinistra o nelle città in mano ai 5Stelle, dove la situazione è al disastro. Credo che Trenord sia stata un'intuizione ambiziosa della Regione. Da rilanciare. E sono contento che nel programma di Fontana sia detto con chiarezza».

Lei lo conosce bene. Come giudica la campagna di Fontana?

«Molto positivamente. Sta girando la Lombardia palmo a palmo. Preferisce il dialogo coi cittadini rispetto agli incontri che piacciono a media e radical chic, ma che ai fini del risultato sono meno interessanti. È a cittadini, terzo settore e volontariato che si deve dare risposte, più che passare il tempo a interloquire con i competitor. Inoltre Fontana si sta dimostrando molto attendo a rappresentare le istanze di tutta la coalizione».

Gori dice che con Formigoni la Regione funzionava meglio.

«Della squadra di Formigoni ho fatto parte, di quella di Maroni no. In questa fase è necessario dare nuovo slancio all'azione regionale. Mi aspetto che Fontana rialzi la qualità dell'azione della struttura regionale che in questi anni si è un po' indebolita».

Ema, la partita si riapre?

«Il Consiglio ha messo a disposizione la sede. La battaglia è stata persa alla persa alla monetina forse anche perché tutto quello che poteva essere fatto a livello diplomatico non è stato fatto.

Ora diventa evidente che gli olandesi stanno facendo cose diverse da quelle scritte. Sarà decisivo il Parlamento europeo. Io mi auguro che si riapra. Al Pirellone si lavora bene, ma è giusto che il Consiglio sia disposto a fare questo sacrificio. Confermo la disponibilità».

AlGia

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