«Permessi di soggiorno per comprovata integrazione». Il sindaco di Bergamo Giorgio Gori si candida a sfidare Roberto Maroni per la guida della Regione e ha una ricetta diametralmente opposta alla Lega in tema di accoglienza. Gori sposa il progetto di legge di iniziativa popolare lanciato dai Radicali. Tanto per citare «proprio a Bergamo stiamo accogliendo 500 profughi - ha spiegato al ministro dell'Interno Marco Minniti ieri al convegno dal titolo Come gestire l'immigrazione -. Da inizio 2017 il 90% delle richieste di status è stata rigettata, ma il governo l'anno scorso ha eseguito solo 5.800 decreti di espulsione in tutto il Paese. A questo punto, a chi invece di oziare fa volontariato o trova un lavoro andrebbe dato un permesso di soggiorno». Non vuole chiamarla maxi-sanatoria («bisognerà valutare su base individuale»), ma di questo si tratta. Permessi premio a chi nei fatti è entrato da clandestino. E al ministro chiede di passare alle minacce con i sindaci leghisti che rifiutano di aprire le porte ai migranti: «Il contributo di 500 euro per migrante accolto non ha convinto, avevo suggerito mesi fa di sbloccare il turn over di personale solo a chi accoglie ma da Roma hanno deciso di farlo per tutti». Una stoccata che Minniti restituisce parzialmente: «Per il 2018 ci sarà un fondo di 150 milioni per i Comuni che fanno la propria parte e lo sblocco per le figure professionali approvato 10 giorni fa vale solo per questi enti». E Gori ormai in campagna fa sapere che se Maroni ha «persino minacciato penalità contro quei sindaci che aprono le porte, io credo invece che la Regione debba avere un ruolo nella gestione dell'emergenza, ad esempio sulla formazione dei migranti» (qui Minniti approva e rilancia il piano per «formare cervelli da rimandare in Africa come nuova classe dirigente»). Vista come è andata la tornata elettorale, con i sindaci Pd che hanno incentrato la campagna su politiche buoniste e sono andati a casa, in bocca al lupo a Gori. Gli rivolge ironicamente gli «auguri» anche il sindaco Beppe Sala che è già uno dei suoi main sponsor: «I Comuni che hanno deciso di fare la propria parte sull'accoglienza hanno sfidato anche il loro elettorato. Ma il governo sta assumendo su questo tema un atteggiamento di prudenza, mentre i sindaci sono lì a immolarsi. Auguri quindi alla sinistra che andrà a elezioni e a Gori, i sindaci sono stati abbandonati proprio sui temi della sicurezza e immigrazione».
Prima del confronto con Minniti Sala in mattinata ha bocciato l'ipotesi del governo di bloccare i porti italiani alle navi straniere con migranti, per forzare gli altri Paesi Ue ad accoglierli: «É sbagliato, non dobbiamo dirottare rispetto alle cose che abbiamo fatto finora. Serve un piano per gestire l'immigrazione e l'integrazione». Accanto al ministro ritratta in parte: «Servono queste forzature? Forse sì, serve in questo momento sollevare un pò i toni, ma spiegate a noi sindaci perchè lo si fa, per quanto tempo». E in mezzo ci mette un affondo contro l'ex premier Renzi e il ministro Delrio: «Io sono abbastanza arrabbiato per il trattamento ricevuto sulla Città metropolitana, qualcuno ha fatto una legge e poi ha lasciato i Comuni in mezzo al guado, senza fondi». A Minniti chiede «di trovare formule per penalizzare i Comuni che non fanno la propria parte».
Minniti si limita a citare il protocollo milanese per l'accoglienza diffusa come «un modello da esportare su scala nazionale». Un modello «fallimentare» per il segretario della Lega Lombarda Paolo Grimoldi, «basta girare in città per vedere migliaia di immigrati bivaccare all'aperto».
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