Coronavirus

"Piano City a maggio? Si farà. E sarà simbolo della resurrezione"

Il patron del festival preferisce l'ottimismo "Concerti all'aperto per vincere la paura"

"Piano City a maggio? Si farà. E sarà simbolo della resurrezione"

Nella sfilza di spettacoli live che si cancellano o slittano a data da destinarsi nei giorni bui del Coronavirus, ce n'è uno che resiste: Piano City. È tuttora programmato nel fine settimana tra il 22 e il 24 maggio. Una follia? Un atto di fede? Lo abbiamo chiesto a Titti Santini, patron di Ponderosa Music & Art, l'agenzia musicale milanese che cura, assieme al Comune di Milano, Accapiù e all'associazione Piano City, l'organizzazione e la direzione artistica dell'evento diffuso che mette il pianoforte sotto i riflettori.

«Ci piace credere che quello potrà essere il momento della resurrezione e del grande rilancio di Milano. Siamo ovviamente disponibili a coinvolgere anche molti altri Comuni in Lombardia in modo che la gente possa riuscire a riappropriarsi degli spazi e della vita. A mio avviso, la modalità gratuita dell'evento, oltre al fatto che la maggior parte dei concerti si tiene all'aperto, consente ancora un certo ottimismo sulla fattibilità. Essendo una manifestazione partecipata da tutta la città, contiamo sul desiderio di tutti, musicisti, ospiti e istituzioni, per metterla in moto».

Vi siete dati un termine entro la quale decidere se fare o meno la manifestazione?

«Siamo in costante collegamento con il Comune di Milano. Entro la metà di aprile dovremmo decidere il da farsi. Allo stato dell'arte è difficile avere prospettive. Davvero nessuno sa che cosa succederà. Sono certo però che Piano City 2020 si svolgerà: nel peggiore dei casi, cosa che ovviamente non ci auguriamo, ci sarà un'edizione virtuale».

Tra due mesi, si avrà voglia di uscire di casa e stare tutti assieme per assistere a un concerto? Sarà difficile superare la paura, soprattutto in una grande città come Milano.

«Domanda difficile a cui rispondere: da una parte, il pensiero positivo ti farebbe dire che come il virus è arrivato con violenza, potrebbe sparire allo stesso modo portandosi via le paure; dall'altra, la totale incertezza di quello che succederà. Affidiamoci alla scienza e alle competenze: noi al momento possiamo solo attenerci alle regole».

Oltre a Piano City, Ponderosa organizza JazzMi e cura tante rassegne come quelle estive in nei giardini della Triennale e promuove numerosi tour. In Italia e all'estero. Come state reagendo a questa situazione? E i vostri artisti?

«Fino ad ora abbiamo lavorato a disfare quello su cui abbiamo lavorato nell'ultimo anno: tournée, eventi, ecc. Il nostro settore è sicuramente tra i più colpiti. Gli artisti sono essere umani come tutti noi; in fondo, siamo tutti artisti in questa vita... C'è chi la vive con paura e chi con più discreta preoccupazione, ma sono tutti disponibili ad aiutare e ad alleviare l'ansia, in modo sincero. La mia preoccupazione è però per tutto il mondo che gravita attorno. Penso ai tecnici specializzati, ai fonici e a tutta la filiera degli addetti al lavoro, che sono loro l'anello fragile. Spesso sono a partita Iva e al momento non mi sembra siano tutelati come gli altri lavoratori.

Speriamo che questa esperienza porti chi ci governa a fare degli approfondimenti su queste realtà come sulle imprese culturali».

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