La Lega minaccia di sfilarsi e dà a Roberto Formigoni una fiducia a tempo, un «mandato a termine». Termine che certamente non è più il 2015, naturale scadenza della legislatura e costringe i vertici del Pdl a rinnovare la fiducia al governatore. Mentre le sinistre singolosiscono tentando il Carroccio al tradimento con una firma sotto una mozione di sfiducia.
E così la Lombardia diventa il vero punto di equilibrio della politica. Oggetto di trattative perché, dopo lassalto mediatico e giudiziario a Formigoni, è sempre più chiaro che la partita sul futuro della Regione sarà decisiva per lo scacchiere nazionale dove i rapporti tra Carroccio e Pdl sono in bilico tra unalleanza da ricostruire o laddio definitivo. Bivio decisivo per dettare la prossima agenda elettorale, magari con Bossi (o meglio Maroni) che incassa urne anticipate e un candidato al Pirellone (magari lo stesso Maroni) con cui completare il tris di governatori Veneto-Lombardia-Piemonte in cambio di un ritorno al patto di ferro nel centrodestra. Perché, racconta un colonnello leghista, «se davvero sceglieremo di rinunciare ad andare in parlamento, allora finalmente la politica della Lega si farà nelle Regioni e con i governatori». Anche se in realtà, nonostante la grande attesa per il consiglio federale di ieri, nella Lega è tutto fermo in attesa del congresso di sabato e domenica ad Assago che chiuderà lera Bossi per aprire quella Maroni. Insolitamente audace ieri allarrivo in via Bellerio sul tema Formigoni. «Mi interessa capire - ha spiegato - se questa vicenda rende possibile la continuazione fino al 2015». Perché «ci sono ragioni di opportunità politica che a volte rendono difficile o addirittura impossibile proseguire». Il fantasma di elezioni regionali già nel 2013 e accoppiate alle politiche che volteggia su un Formigoni che ieri non ha commentato laut-aut della Lega. «Io da qui fino al 2015 non mi muovo», ha assicurato ai big leghisti a cui ha confessato lamarezza di «essere ricordato per le vacanze e non per anni di buona amministrazione».
«Noi non rinneghiamo niente - precisa il vice presidente Andrea Gibelli - e non ci interessano le indagini giudiziarie. Ma lalleanza in Regione sarà la prima conseguenza di una rinegoziazione dei rapporti con gli altri partiti». Anche se è chiaro che «il giro di boa è rappresentato dal 2013». Come ribadiscono le parole di Matteo Salvini. «Se emergerà qualcosa - dice il neo segretario lombardo -, prove e documenti su reati e atti illeciti, favori e corruzione, noi della Lega non staremo certo a difendere unevidente colpevolezza o cose indifendibili. Ma la Lombardia non può essere in balia del Corriere della Sera». Fiducia a Formigoni e attacco al Carroccio del coordinatore pdl Mario Mantovani. «Dimissioni? Non ci sono ragioni sufficienti - sottolinea - Formigoni ci rassicura. Mi auguro che questioni interne alla Lega non debbano essere pagate dai cittadini». Non solo. «Le delibere in questione sono state assunte allunanimità dalla giunta, con la Lega concorde. Lega che ha in carico da anni proprio lassessorato alla Sanità». Messaggio chiaro. Mentre da via Bellerio smentiscono (almeno per ora) lipotesi di un siluramento dellassessore Luciano Bresciani. Che ieri è stato piuttosto chiaro.
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