Un piano per riaprire le case chiuse

In Regione il centrodestra punta a togliere dalle strade prostitute e viados. E vuole che paghino le tasse

Un piano per riaprire le case chiuse

Lina Merlin, all'anagrafe Angelina, ha conquistato da poco un posto nel Famedio. Riposerà tra i grandi di Milano, un omaggio all'ex senatrice Psi proposto in giunta dall'assessore socialista della giunta Pisapia, Franco D'Alfonso, nei giorni in cui ricorrevano i 55 anni dalla celebre legge che cancellò le «case di tolleranza». Era il 20 settembre del 1958, fine delle case chiuse e di un'epoca. Ma mentre Palazzo Marino celebra la Merlin, sulla sua legge si è riaperto un forte dibattito in Italia. E dalla Regione Lombardia parte ufficialmente oggi la proposta di abolirla. La maggioranza di centrodestra dice basta allo sfruttamento della prostituzione e al degrado sulle strade che, secondo gli ideatori, si potrebbe superare ritornando al passato. L'idea è quella di sfruttare l'articolo 75 della Costituzione che prevede la possibilità di indire un referendum popolare se si raccolgono 500mila firme, oppure se viene richiesto da cinque consigli regionali. La proposta, partita dalla Lega Nord e poi allargata agli altri partiti del centrodestra, verrà presentata nei dettagli oggi dal capogruppo del Carroccio Massimiliano Romeo, il consigliere di Forza Italia Giulio Gallera, il presidente della Lista Maroni Stefano Bruno galli e dal capogruppo di Fratelli d'Italia Riccardo De Corato. Consapevoli di andare incontro a resistenze trasversali: anche tra i cattolici del centrodestra la cancellazione della Merlin non viene vista di buon grado. De Corato, che da parlamentare aveva presentato una proposta di legge per rendere reato la prostituzione in strada, da vicesindaco di Milano sotto la giunta Moratti promosse con l'ex sindaco un regime di tolleranza zero. Troppe le proteste dei residenti, specialmente da famiglie con bambini, da viale Abruzzi alla zona del Cimitero Monumentale alla circonvallazione. Milano fece da apripista con le ordinanze per la sicurezza che introducevano multe da 500 euro per le lucciole e i clienti che venivano sorpresi dai vigili a «contrattare» in pubblica via e, parallelamente, promuovevano percorsi di recupero per le prostitute che avevano bisogno di aiuto per uscire da una condizione di sfruttamento e inserirsi nel mondo del lavoro. ma le ordinanze antidegrado vennero cancellate dal Tar. Con il referendum il centrodestra regionale vuole chiedere l'abolizione della legge Merlin e la creazione di vere e proprie cooperative di prostitute, riconosciute dallo Stato (come un'«impresa» a tutti gli effetti) e soggette al pagamento delle tasse. Dovranno rilasciare fattura o scontrino? L'idea è quella.

Chi registrerà la propria «attività» dovrà sottoporsi a regolari controlli da parte della questura e dell'Asl (una doppia tutela, per la salute dei clienti e di chi esercita). Per contro, divieto assoluto della prostituzione in strada, con controlli massicci da parte delle forze dell'ordine per superare una volta per tutte lo sfruttamento e il mercato del sesso sui marciapiedi.

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