«Piazza Mercanti, serve uno sponsor»

«Vorrei trovare uno sponsor che per il 2015 sistemi il Palazzo della Ragione in piazza Mercanti. Un'operazione simile a quella di Prada in Galleria, perché sono contraria che i nostri beni architettonici vengano venduti». Mette il dito nella piaga Elena Grandi, presidente della Commissione Verde, ambiente, demanio e casa e capogruppo della lista Verdi Verdi Ecologisti del Consiglio di Zona 1, tenendo in mano l'elenco delle proprietà demaniali del centro che a stento riescono a mostrare la bellezza per cui sono note: meraviglie falciate dal tempo, violentate da un'incuria di anni, anni e anni. Per citarne alcune: la casa degli Artisti in corso Garibaldi, palazzo Dugnani che chiude il parco Indro Montanelli, l'ex collegio Calchi Taeggi.
La Cattedrale si sta vestendo a nuovo per l'appuntamento con Expo ma intorno ad essa, tra via Ugo Foscolo, la Galleria e corso Sempione, sono tanti i palazzi storici di proprietà comunale che cadono a pezzi. Una vergogna per l'aspetto estetico di Milano, ma anche un pericolo, visto che qualche negoziante in piazza Duomo non esita a dire: «Il sindaco escogita di piantare i giardini e ci sono gli intonaci delle costruzioni che ci piombano in testa». Una domanda s'affaccia di rigore: come mai il Duomo riesce a trovare un modo per sistemarsi e gli edifici comunali no? «Perché l'amministrazione non ha un progetto. Non sa come muoversi. Naviga a vista. Sono belli i nostri sogni, ma per quanto ne sappia non c'è alcuna intenzione di sistemare nulla. Le casse piangono miseria, è vero, ma il problema non è solo questo: i nostri amministratori sono quelli che vendono una quota di una partecipata, come con A2A, e non sanno come agire per destinare i soldi. Da tre anni andiamo avanti così: ignorano quello di cui necessita Milano, ignorano cosa sia l'arte di amministrare una città» commenta Filippo Javach, consigliere di Forza Italia per la Zona 1.
Una città complessa, complessa per tutti, per destra e sinistra. «I beni demaniali sono difficili da catalogare - continua Elena Grandi - perché uno stesso stabile è diviso tra più settori diversi, come la Cultura, l'Educazione, i Servizi Sociali o le Politiche del lavoro. Il primo sforzo che dovremmo fare dovrebbe essere quello di riportarli sotto un'unica gestione». Non solo. La politica partitica all'italiana pensa che l'eccezionalità di una gestione stia nell'indirizzo di parte che essa manifesta. In pratica. Perché Giuliano Pisapia pensa di risistemare la Cascina Triulza e non la Loggia dei Mercanti, che tra l'altro è testimonianza di una grande storia milanese?
«Perché si crede ancora che fare una buona amministrazione sia foraggiare con le cose che piacciono quelle realtà che appartengono alla propria area politica - critica l'azzurro Jarach -. L'esempio di corso Sempione, in cui i giardini fanno piangere, parla da solo. Siamo riusciti a mettere d'accordo gli esercenti del corso affinchè si prendano cura dei giardini, risolvendo un'annosa questione. Lo abbiamo proposto all'amministrazione. Ma non se n'è fatto nulla.

I bisogni dei cittadini passano in secondo ordine». La Casa degli artisti si sgretola a poco a poco, e di quanti artisti in cerca di un luogo dove dipingere, dove immortalare Expo nelle loro opere, potrebbe essere invece la provvidenziale locanda?

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica