«Intitolare una via ad Almirante? Non mi pare proprio il caso, quella la considero una provocazione». Da sindaco non scoprirebbe una targa con il nome dell'ex leader del Movimento sociale italiano («a Milano poi, figurarsi») ma il candidato sindaco del Pd Beppe Sala boccia non soltanto per motivi territoriali la promessa fatta ai romani due giorni fa da Giorgia Meloni, in corsa con Fdi e Lega per guidare la Capitale. «Una provocazione». Chissà allora se avrebbe definito un colpo di caldo l'idea lanciata nell'agosto del 2013 dall'assessore al Commercio Franco D'Alfonso, l'ideologo «arancione» che oggi è schierato nella sua lista civica «Noi, Milano». D'Alfonso propose di cambiare nome alla Galleria, a corso Vittorio Emanuele o via Montenapoleone perchè «ci troppe strade simbolo della città con nomi monarchici». Un'altra «perla toponomastica» arrivò dal consigliere di Sel Luca Gibillini, che si ricandida nella lista «Sinistra x Milano» al fianco di Beppe Sala. Propose di sostituire il nome di piazzale Cadorna con quello di Vittorio Arrigoni, il pacifista lombardo ucciso a Gaza nel 2011. Luigi Cadorna, spiegava Gibillini nella mozione depositata in consiglio comunale, fu il generale della disfatta a Caporetto durante la prima guerra mondiale, «mandò al macello centinaia di migliaia di uomini, dal punto di vista anche militare, non può rappresentare un modello e un esempio da ricordare nella toponomastica della nostra città».
Queste sono stata provocazioni, forse. Ma la giunta Pisapia in cinque anni ha dato un'impronta precisa allo stradario cittadino. Partigiani e nomi simbolo della sinistra. Persino il presidente Pd della Commissione Urbanistica, Roberto Biscardini, che non ricandida con il centrosinistra ma a sostegno di Luigi Santambrogio e la sua «Alternativa Municipale» all'ennesimo caso accusò il sindaco: «C'è troppa attenzione alla partigianeria politica nella toponomastica. Anche oggi a Citylife sono state dedicate ben tre vie a esponenti del Pci negli anni Sessanta-Ottanta: Luciano Berio, Italo Calvino e Elsa Morante». Fino al 2013 il parco Baravalle era dedicato a un avvocato vissuto tra l'Ottocento e il Novecento, esperto di agricoltura. Dl 2013 è stato ribattezzato da Pisapia come «Parco della Resistenza», in memoria dei martiri di viale Tibaldi. Lo stesso anno intitolò «piazza Donne Partigiane» un'area della Barona, vicino al cento sociale Barrio's. «Sembrerebbe l'unica piazza con questo nome in Italia» diceva. E da allora è diventata spesso location per eventi e comizi della sinistra. Tra via Cilea e via Fichera è stato dedicato un giardino al partigiano di Peschiera Borromeo Angelo Poletti. L'elenco è lungo. Un volto amico della sinistra è stato quello di Teresa Sarti, moglie di Gino Strada e fondatrice di Emegency: nel 2013 all'interno del parco Trotter è stata posata una targa alla memoria. E a soli tre anni dalla morte, a marzo (quasii a fine mandato) Pisapia ha scoperto con Dario Fo la targa nel nuovo «Giardino Franca Rame», quartiere Adriano.
«Attrice e sostenitrice dei diritti civili» si legge. La Lega e i residenti lo hanno accolto con una contestazione: il Consiglio di Zona 2 sentiti i residenti aveva votato per l'intitolazione a Sandra Mondaini e Raimondo Vianello. Prima i «compagni».
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