Al momento non c'è una ragione precisa, non esiste un perché, o se preferite, un «movente». L'italo algerino che l'altra notte, intorno alle 2, i carabinieri del Nucleo Radiomobile si sono trovati davanti, è un giovane uomo di 34 anni, con le mani sporche di sangue. E seppure non abbia detto ancora una parola sui motivi che l'hanno spinto a uccidere la madre a mani nude, sbattendole più volte la testa contro il pavimento e i mobili, si è consegnato docile nelle mani dei militari. «Entrate pure - ha detto aprendo la porta di casa - forse è troppo tardi». In camera da letto - al quarto piano di uno stabile popolare di via Giorgio Savoia 4, allo Stadera - c'era il cadavere insanguinato della donna, una sessantaquattrenne algerina. Il figlio - che ha precedenti per spaccio e rapina - viveva con lei e ora è stato portato a San Vittore con l'accusa di omicidio volontario.
La storia è di quelle che fanno male solo a sentirle in parte, la situazione famigliare forse ha fatto il resto. La morta è una signora algerina che aveva sposato a suo tempo un italiano e poi era rimasta vedova. Dal marito la nordafricana ha avuto tre figli maschi, ma la prole non è di quelle che hanno dato grandi soddisfazioni. Basti pensare che entrambi i fratelli dell'omicida sono attualmente in carcere. E che lui, il 34enne, oltre ai precedenti di cui si parlava prima, probabilmente mentre uccideva la madre era sotto l'effetto di sostanze stupefacenti.
Ad accorgersi di quello che stava accadendo, l'altra notte, sono stati i vicini che vivono sullo stesso piano della famiglia italo-algerina. Che all'improvviso hanno sentito dei rumori provenire dall'appartamento accanto - «come se qualcuno sbattesse contro il pavimento un oggetto» hanno spiegato ai carabinieri, quindi hanno udito una donna che gridava aiuto e poi, di nuovo, solo il rumore insistente contro il pavimento. È stato allora che hanno deciso di chiamare il numero di pronto intervento 112. Il pm di turno l'altra notte era Cecilia Vassena.
Sempre gli abitanti dello stabile di via Savoia 4, hanno spiegato ai militari che tra madre e figlio c'erano già stati altri litigi, ma nulla di più di qualche grido, quasi normale in un tale contesto.
Insomma, nessuno nel palazzo avrebbe mai potuto immaginare che quel ragazzo sarebbe stato capace di uccidere la mamma. E probabilmente nemmeno lui.
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