Ore 7,15. Scontro fra uno scooter e un'auto nel traffico del mattino in via dei Mille, angolo via Giustiniani. Scena vista e rivista che, solitamente, si conclude con una constatazione amichevole e con qualche insulto. Se non fosse che in un attimo il battibecco degenera e si arriva alle mani. Lo scooterista abbandona a terra il motorino, d'impulso apre la portiera dell'uomo in auto e gli piazza un pugno in piena faccia senza che lui possa reagire in alcun modo. Lo lascia così, inchiodato al sedile e scappa.
Risultato: A.B., 57 anni, artigiano proveniente da Secugnago in provincia di Lodi, finisce in ospedale con un'emorragia cerebrale ed è tuttora in prognosi riservata. Il paziente ha anche riportato alcune fratture alle costole, probabilmente causate dall'incidente. Non ricorda nulla dello scontro e della frenata ma è arrivato al pronto soccorso del Policlinico lucido, fornendo personalmente nome, cognome e dati anagrafici. Dalla tac tuttavia risulta un'emorragia alla testa e nelle prossime ore i medici valuteranno se sarà il caso di operare o semplicemente di seguire una terapia farmacologica.
Lo scooterista si è dato alla fuga, in direzione piazzale Loreto, prima dell'arrivo delle forze dell'ordine ma la polizia lo ha rintracciato in poche ore. Si chiama Raffaele Nappo, ha 39 anni e avrebbe tentato di depistare le forze dell'ordine facendosi identificare come testimone e fornendo informazioni sulla via di fuga di un «fantomatico» aggressore e descrivendolo. Un piano poco furbo, che ha avuto vita breve. Sotto il sedile del suo scooter 50 sono infatti state trovate delle parti di carrozzeria presumibilmente raccolte e occultate. L'uomo è stato arrestato in Questura dove è giunto in veste di testimone. Riconosciuto da alcuni altri testimoni ha poi ammesso il fatto senza dare spiegazioni. Le indagini sono partite dalle lettere iniziali della targa, riferite da alcune persone - testimoni reali - che hanno assistito all'accaduto.
La vittima dovrebbe cavarsela, ma i precedenti delle discussioni in strada dimostrano che per un nulla e per una reazione eccessivamente violenta si può anche perdere la vita. È il caso di Alfredo Famoso, il tassista di 68 anni morto nel febbraio del 2014, dopo due giorni di coma, per una precedenza negata a due pedoni in via Morgagni. Ad aggredirlo, lanciandogli addosso una confezione di bottiglie d'acqua, fu Guglielmo Righi, consulente informatico di 48 anni, che stava attraversando la strada sulle strisce assieme alla sua compagna incinta di otto mesi. Righi fu successivamente condannato a dieci anni.
E ancora. Nel luglio 2011, dopo una banale lite a un semaforo, un pensionato di 71 anni lanciò la sua auto all'inseguimento di un uomo a bordo di uno scooter, Alessandro Mosele, 35 anni. Dopo averlo raggiunto in via Andrea Doria lo investì e lo uccise passando sul suo corpo per due volte di fronte agli occhi atterriti dei passanti.
Milano non dimentica nemmeno la terribile storia - accaduta nel 2010 - di Luca Massari, il tassista ucciso per aver investito un cane. Dopo un mese di coma, l'uomo si spense in mezzo a una marea di polemiche sulla sicurezza.
Il tassista era semplicemente sceso dall'auto per prestare soccorso al cane investito accidentalmente e stava per scusarsi con i padroni, quando venne pestato brutalmente da un gruppetto di tre persone. Gravissimi i danni subiti: un grande edema cerebrale e lesioni al viso, ai polmoni e alla milza che lo portarono alla morte.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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