Sarà stato il caldo, le 13 ore di seduta, le tensioni politiche di questi giorni. Alla fine l'aula del Pirellone per un pelo non si è trasformata in un ring.
Fra Lega e 5 Stelle si è quasi arrivati alle mani, l'altra sera, dopo una lunga giornata dedicata al bilancio e culminata con un'accesissima discussione su un emendamento riguardante la sepoltura dei feti in caso di interruzione di gravidanza. Una discussione che si è presto trasformata in «bagarre» e in parapiglia. Ad avere la peggio poi è stato l'incolpevole Manfredi Palmeri, di Energie per l'Italia, che col popolare Luca Del Gobbo è intervenuto per far da paciere, rispondendo a un'antica vocazione, tutta centrista, alla mediazione. In evidenza anche il «placcaggio» del fontaniano Giacomo Cosentino, che si è prodigato nella «interposizione». Palmeri ha rimediato una botta alla gamba e un pestone. «Sono i danni collaterali di quando la Lega è a contatto con i 5 Stelle - ironizza - come accade all'Italia con questo governo». Scherza Palmeri, e alla fine in Consiglio ieri sono arrivati i chiarimenti e le scuse di Violi, ma in Consiglio se la sono vista brutta quando gli animi si sono improvvisamente scaldati.
Le tensioni sono nate su un doppio emendamento di Lega e Forza Italia (con firme di Max Bastoni e di Marco Alparone). Le due proposte puntavano a rendere esplicita una precisione sulla sepoltura dei feti in caso di interruzione di gravidanza. La «legge funeraria» a febbraio ha attribuito alla donna la facoltà di chiedere una sepoltura vera e propria, come individuo, del feto. La regola che in ogni caso il feto non debba essere conferito come rifiuto - ma trattato rispettosamente - avrebbe dovuto essere introdotta da un regolamento che però non è ancora stato approvato, a causa della impugnazione della legge da parte del governo. Il centrodestra voleva renderla esplicita ma l'emendamento è stato proposto in sede di bilancio. Su questo gli animi si sono scaldati: l'opposizione ha chiesto di spostare la discussione in un altro momento istituzionale, quindi ha scelto l'ostruzionismo. Dal diverbio al parapiglia, è stato un rapido crescendo. Da parte leghista si dice che è stato il grillino a «iniziare», insultando ripetutamente un leghista. Alla fine non è stato facile contenere lo slancio di Bastoni, che il giorno dopo a mente fredda ammette: «C'è un grandissimo solco fra noi e loro sui temi etici». Ma anche sulle infrastrutture: «Vogliono tornare ai carri e alle strade di sabbia». Paradossalmente l'autonomia è l'ultimo dei dissidi qui, perché i grillini sono sempre stati a favore, anche se non lo dicono. E il braccio destro di Luigi Di Maio, l'attuale sottosegretario Stefano Buffagni, si vantava addirittura di aver scritto il testo del referendum del 2017 «Ma poi a Roma cerca di affossare tutte le proposte» commenta Bastoni. Violi, che fa parte della presidenza d'aula, ieri si è scusato. «Le mie scuse vanno alle donne. Si sta già parlando fin troppo di ciò che è accaduto». «Ciò che nessuno ha detto è che avremmo dovuto aver cura e rispetto del tema affrontato. E per questo mi scuso; nessuna donna, nessuna madre, dovrebbe mai essere accostata ad una scena come quella vista ieri in Consiglio». «Troppa passione» ha detto Cosentino. Il capogruppo di Fi Gianluca Comazzi si è detto dispiaciuto che l'opposizione abbia usato «un argomento così serio come pretesto per scatenare una bagarre». «Dispiaciuto» anche il presidente Alessandro Fermi, che nel momento della bagarre era impegnato in un tentativo di mediazione: «Gli animi si sono scaldati troppo - ammette - ma in tutte le assemblee capitano momenti di tensione in cui si può degenerare nelle parole e negli atteggiamenti.
Sono cose che succedono, fortunatamente il giorno dopo si è ripreso a lavorare, come sempre, con rispetto, nonostante le differenze». «Un piccolo incidente era da mettere in conto - conclude Fermi - la preoccupazione vera era che la tensione potesse riproporsi, e così non è stato».
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