Chiara CampoIngresso a gamba tesa nella campagna per le primarie. Se i renziani pensavano che Giuliano Pisapia dichiarando il voto per la sua vice Francesca Balzani avesse già commesso un sacrilegio, sconfessando la prima intenzione di rimanere arbitro, ieri hanno capito chiaramente che il sindaco giocherà tutte le carte per far vincere la sua candidata. Il voto delle primarie sta diventando una sfida Pisapia-Renzi, e tra un Pd che guarda a Sel e alla sinistra radicale e quello che imbarca Ncd e Verdini. Non si discute. «Vi assicuro che a Milano non ci sarà mai il partito della Nazione» ha detto chiaro dal palco Pisapia al teatro Elfo Puccini dove ieri 800 sostenitori della Balzani (duecento in meno rispetto al lancio della candidatura) hanno assistito alla kermesse per la volata finale. La foto simbolo è quella della candidata accanto a Pisapia, Stefano Boeri e Valerio Onida, i tre sfidanti del 2010 che si sono riuniti intorno alla sua sfida (soprattutto) anti-Sala. Il manager Expo due giorni fa ha ricevuto l'endorsement dei ministri Maria Elena Boschi e Maurizio Martina. Con loro ad un convegno c'era anche Andrea Orlando (genovese e amico della Balzani), protagonista di un botta e risposta con la Boschi proprio sul partito della nazione (lui lo ha definito «inquietante», per lei «non significa imbarcare tutti»). Pisapia avverte: chiunque vinca a Milano «qui ci sarà un centrosinistra unito» senza aperture ai centristi. «A chi mi dice che non avrei dovuto sostenere pubblicamente Francesca dico che se dei rappresentanti del governo possono prendere posizione sui candidati di Milano, allora credo che anche il sindaco possa dire quello che crede». E affonda sui ministri renziani: «Mi ha colpito una cosa, che segna delle sensibilità diverse. Chissà perchè il ministro più vicino alla Balzani non si è schierato apertamente». Sia lui che Boeri dal palco tentano un ultimo appello all'assessore Pierfrancesco Majorino, per il ticket: «Pier è stato un ottimo assessore e mi sarebbe piaciuto che fosse stato qui con noi» chiama l'applauso Pisapia. L'archistar legge tre lettere, una alla Balzani, una a Renzi («serve un sindaco che possa essere fiero della sua biografia e non riscriva le sue origini a seconda della convenienza» l'attacco non velato a Sala, ex city manager della Moratti) e la terza è per Majorino: «Se siamo qui è perché Milano e la nostra politica sono più importanti delle nostre ambizioni e dei nostri rancori, delle delusioni e delle antipatie. Ti aspettiamo». Ma la risposta è un no: «Io sono per le battaglie politiche, tatticismi e alleanze fanno male al nostro popolo». L'intervento più sintetico è quello della Balzani che insiste sulla «continuità con il sindaco» per ri-lanciare la sfida a Sala che èsi è presentato all'inizio con la battuta «io non sono Pisapia».Il manager quasi alla stessa ora è con gli assessori Maran e Tajani ad un incontro elettorale a pochi metri dal Puccini. «Oggi sento evocare il partito della nazione e altre cose che nulla c'entrano con Milano - ribatte -.
Lasciate stare Milano, non trascinatela nel teatrino caro solo a una brutta politica». E «non ci vogliamo fermare all'istantanea del passato». Ironia sulla foto di gruppo. Renxi «penso che continuera saggiamente a osservare queste primarie, io non ho avuto bisogno di pigmalioni o benedizioni».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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