E al quinto giorno di polemiche, rimbalzate anche sulle maggiori testate mondiali (dal New York Times al Le Monde al Times, ancora ieri Le Figaro), Giuliano Pisapia ha alzato bandiera bianca. Sul braccio di ferro Comune-Dolce e Gabbana, iniziato con i paletti dell'assessore alle Attività produttive Franco D'Alfonso a concedere spazi pubblici a evasori fiscali, «ad esempio D&G», anche se finora sono stati condannati solo in primo grado, il sindaco aveva provato a mantenere all'inizio un profilo basso. Quando hanno protestato con la serrata «per indignazione» delle boutique che ha fatto il giro del mondo, ha reagito con un'intervista su Repubblica per chiarire che «gli indignati siamo noi», Stefano Gabbana su Twitter aveva scritto che il Comune di Milano fa schifo e «dunque aspetto le scuse». Che non sono arrivate. Una domenica di silenzio assoluto da parte degli stilisti, e ieri i negozi hanno riaperto regolarmente. Ma per evitare (forse) che l'incidente si porti degli strascichi, ieri ha chiarito con una certa veemenza: «Per me la questione è assolutamente chiusa, loro hanno riaperto i negozi e spero che adesso finiscano le polemiche e si guardi al futuro. Tramite il loro amministratore delegato, ho già invitato Dolce e Gabbana a venire qui in Comune per chiarirci». Ma ribadisce che «chi dice che Milano fa schifo non può che fare indignare non solo il sindaco ma tutti i milanesi». In realtà la critica pesante degli stilisti era rivolta al Comune e non alla città.
Sia lui sia D'Alfonso hanno disertato il consiglio comunale dove l'ora dedicata agli interventi liberi si è concentrata quasi unicamente sull'affaire D&G. Il capogruppo della Lega Alessandro Morelli, che poco prima aveva manifestato e raccolto firme contro il sindaco con altri esponenti lumbard davanti alla boutique di corso Venezia, ha presentato una mozione. «Se D'Alfonso vuole chiudere le porte alle eccellenze del made in Italy - è la sintesi - in quanto presunti evasori fiscali, allora chiuda ogni rapporto anche con associazioni, gruppi e singoli che occupano abusivamente proprietà comunali o sono morosi. Ci risulta invece che siano pronti persino a concedere l'ex Torchiera al centro sociale che lo occupa da anni». Se il presidente dell'aula Basilio Rizzo mantiene la barra dritta contro D&G, e sottolinea che «se la condanna è in primo grado, meglio agire preventivamente non concedendo spazi in attesa della sentenza», il capogruppo Pd Lamberto Bertolè ribadisce che «le parole dell'assessore sono state sbagliate, ma anche la reazione degli stilisti strumentale». Riccardo De Corato (Fdi) domanda «cosa debba combinare D'Alfonso dopo aver definito i consiglieri del Pd inetti e aver infilato una serie di errori. Non è stato neanche votato, il capolista Pd Stefano Boeri, 12mila preferenze, è stato cacciato per molto meno». Tanti Comuni, attacca il capogruppo Pdl Alan Rizzi, «pagherebbero per avere come concittadini D&G».
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