Pisapia torna a bordo Monti ha detto no alle sue dimissioni

Pisapia torna a bordo Monti ha detto no alle sue dimissioni

Commissario Pisapia, risalga a bordo di Expo. Perché nonostante i sorrisi di circostanza, chi ha circolato intorno all’incontro di ieri in una sala del Vodafone village appena inaugurato in pompa magna, racconta dell’irritazione del premier Mario Monti per le dimissioni del sindaco dal suo ruolo di commissario straordinario. Un gesto venduto da Pisapia come il desiderio di accendere i riflettori del governo troppo tiepido sull’evento del 2015, ma che in realtà non avrebbe fatto piacere a un Monti alle prese con la difficile crisi finanziarie e l’emergenza terremoto. Anche per questo la bocciatura immediata e senza possibilità di appello alla richiesta di nuovi fondi da dedicare all’Expo (sarà già tanto se di questi tempi saranno riconfermati quelli stanziati), così come della possibilità di sforare il patto di stabilità. Fosse concessa a Milano, cosa dovrebbero pretendere i sindaci dell’Emilia? E così nel giorno in cui sperava di incassare nuovi contributi economici e magari anche la nomina di un nuovo commissario a cui passare la patata bollente («Sala? L’uomo giusto al posto giusto», aveva detto venerdì), Pisapia è costretto a incassare due no e a ridisegnare la sua strategia. Perché di fronte al pressing di Monti che gli ha chiesto di ritirare le dimissioni, non c’è stato proprio nulla da fare.
«La cosa peggiore del comportamento di Pisapia - spiega un fine conoscitore della vicenda - è il ritorno della politica sulla pelle di Expo. E questo non va per niente bene». Soprattutto dopo che lo stesso Pisapia aveva fatto campagna elettorale sui litigi dei partiti nell’era Moratti che avevano bloccato il naturale evolversi del progetto. «Ora che si era finalmente partiti, che messaggio dà Milano alla comunità internazionale?». Quella che con le ultime adesioni di Guinea Conakry e Brunei ha già portato a ben 87 il numero dei partecipanti ufficiali.
Ma al termine dell’incontro con Monti, Pisapia spiega della «possibilità che il commissario straordinario possa delegare a una figura di sua fiducia alcuni dei suoi poteri». Come a dire che invece che un nuovo commissario, ora Expo avrà un altro sub commissario. Una figura in grado di agire e firmare atti scelta dallo stesso Pisapia e non dal governo come nel caso di una sostituzione. Improponibile che a ricoprire il ruolo sia l’amministratore delegato Giuseppe Sala (che ieri ha giustamente seguito da lontano la vicenda, aspettando eventualmente che lo si andasse a cercare) il nome che circola a Palazzo Marino è quello di Gianni Confalonieri, l’ex senatore di Rifondazione comunista, regista della sua campagna elettorale e oggi direttore del settore Relazioni istituzionali del gabinetto del sindaco. Grande lavoratore, ma forse non un nome in grado di cambiare il volto dell’Expo. E soluzione che si dice non piaccia affatto a Monti. Non tanto per la persona, quanto per il segnale che un tale affiancamento darebbe. In alternativa Pisapia si dice potrebbe magari pensare a un ex magistrato in grado di garantirlo sul versante giudiziario. Perché l’ultima cosa che vorrebbe è un avviso di garanzia come commissario Expo a ostacolare già all’inizio quella carriera politica romana sulla quale si dice Pisapia sia già proiettato.
«Per ora - ha spiegato il commissario generale Roberto Formigoni - non c’è spazio per una deroga al patto di stabilità e i due commissari rimangono al loro posto». Ma la novità è la possibilità «per i commissari di nominare un proprio sub-commissario, potere del quale io mi sono già avvalso nominando da tempo come sub-commissario il sottosegretario con delega all’Expo Paolo Alli». Così ora Expo avrà un amministratore delegato, due commissari e due mezzi commissari.

Cinque diverse figure a tenere la rotta, forse troppe come ha dimostrato l’avvio reso incerto dallo scontro tra personalità e visioni troppo diverse. Perché da non dimenticare oggi c’è l’avviso di Sala che ha più volte spiegato come «entro agosto» ci sia la necessità di risolvere il problema del commissario. Perché ormai mancano solo mille giorni.

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