Sai come si fa una pista ciclabile? Non come sta accadendo in viale Tunisia. L'incontro serale promosso da Ciclobby a proposito del progetto ha sancito che qualcosa di strano c'è sulla questione. L'architetto Matteo Dondè, specializzato in progetti legati alla mobilità sostenibile, ha messo in difficoltà i rappresentanti del Comune ribadendo il problema che l'associazione Ascom Porta Venezia ha sollevato tempo fa: come può costare così tanto una pista ciclabile?.
Non è neanche stata la sola perplessità sollevata durante la riunione serale, anche se uno dei presenti ha affermato che gli ottocento metri di tracciato sono diventati un caso anche in Francia per i loro costi. Gli stessi rappresentanti di Ciclobby hanno sottolineato alcuni aspetti che li perplimono: al centro del mirino ci sono soprattutto i costi, per la replicabilità del modello, e i modi, nel senso che la pista è progettata togliendo spazio ai ciclisti.
«Noi crediamo che sia importante progettare interventi diffusi in tutta la città - spiega l'architetto Valerio Montieri, dell'associazione di ciclisti - e se pensiamo che l'Amministrazione sta spendendo un milione di euro per ottocento metri, pare difficile che sia un modello tanto replicabile alle altre zone; in secondo luogo è stata progettata in modo da togliere spazio ai pedoni, invece secondo noi le biciclette devono stare in strada». Il modello da seguire per attuare una politica di opere per la mobilità alternativa più ampia è un'altro per Ciclobby: «Le piste vanno disegnate come in viale Marche dove gli automobilisti si sono abituati a rispettarle, c'è giusto qualche moto che ci passa, e vanno invece incentivate le zone 30».
La pista di viale Tunisia è diventata dunque l'esempio di come non costruire un'opera del genere, anche secondo i ciclisti, con buona pace di chi come Michele Sacerdoti, consigliere di zona 3 e uno dei sostenitori del progetto, ha dovuto registrare un'opinione non nideologica. Semplicemente tecnica: il progetto si poteva decisamente curare meglio.
Dall'inizio ci sono state fortissime contrapposizioni: i commercianti e i residenti hanno provato a discutere con gli organi amministrativi comunali, ma non è servito a molto perchè c'è chi tende a offendersi abbastanza facilmente per le critiche a Palazzo Marino. A un certo punto il Comune è anche arrivato a minacciare una querela contro l'associazione di cittadini che aveva messo in circolo un volantino in cui si sollevavano diversi dubbi sull'opera in corso.
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