Elena Gaiardoni
Pistole, una carabina, proiettili, cartucce. Scoperta per puro caso una santabarbara custodita con precisione nel caos di un capannone adibito a deposito di materiali per l'edilizia ad Abbiategrasso. Le armi erano nascoste in cassette di legno per lo champagne, avvolte in stracci, protette nella loro regolare custodia e messe dentro a una fornace, a cassettiere, armadietti. Il rinvenimento dell'arsenale sepolta sta portando i carabinieri della zona verso un'indagine che andrà ad appurare la provenienza delle armi. Sarà importante stabilire se siano già state usate per scopi criminali o se fossero destinate a qualche delinquenziale operazione.
Mercoledì sera il capannone di due piani in via della Ciocchina 3 era stato interessato da un incendio, scaturito per un corto circuito nel contatore. Era appartenuto ad una ditta che ha cessato l'attività per fallimento. Ora aveva tutta l'aria d'essere solo un deposito di utensili edili. Invece l'apparenza dimessa celava dell'altro.
Accorsi sul posto per le fiamme, carabinieri e vigili del fuoco stavano svolgendo le normali operazioni per spegnere l'incendio. Al primo piano del capannone ci sono gli uffici, al piano terra il magazzino. Ad un certo punto un militare dell'arma si è insospettito per un rumore del tutto uguale all'esplosione di un proiettile. In effetti, all'interno di un'intercapedine metallica, è stata trovata una pistola con relative cartucce, una delle quali è scoppiata per effetto del surriscaldamento. Il proprietario dello stabile è un imprenditore italiano di 40 anni, di origini calabresi. Pasquale Sgrò di Laureana di Borrello in provincia di Reggio Calabria. Il capannone è intestato alla moglie, ma lo gestisce lui a tutti gli effetti. Ha dipendenti, tra i quali anche alcuni in nero. L'uomo ha avuto piccoli precedenti per evasione fiscale. Ora si trova nel carcere di Pavia per detenzione illegali di armi.
Una doppietta calibro 12 a canne mozze e quattordici pistole, di cui nove con matricola abrasa. Due delle pistole risultano essere il provento di altrettanti furti, il primo avvenuto nel 2013 a Magenta, il secondo nel 2015 a Binasco. Tre invece sono sconosciute al registro nazionale delle armi da fuoco, tanto da far pensare che arrivino dall'estero. Insieme ad esse i carabinieri hanno requisito oltre un migliaio di munizioni di tutti i calibri, un'ottica di precisione per fucile e un silenziatore. Tutto il materiale era tenuto accuratamente ed è in ottimo stato di conservazione. Insomma pareva pronto per l'uso.
Le indagini della procura di Pavia andranno a verificare i
rapporti tra il proprietario del capannone e la criminalità organizzata, la 'ndragheta vista la provenienza calabrese. Importante è stabilire se l'imprenditore fosse preposto, insieme ad alcuni complici, al traffico d'armi.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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