Poche telecamere, tanti fatti. Le nuove stelle della cucina

Dal napoletano Aprea al friulano Berton, ecco chi sono i «milanesi» appena premiati dalla Guida Michelin

Poche telecamere, tanti fatti. Le nuove stelle della cucina

«Ad ogni stella cadente esprimo un desiderio» disse con la consueta ironia Gualtiero Marchiesi, il decano della nuova cucina italiana che una decina d'anni fa restituì polemicamente i suoi blasoni alla guida Michelin. Ma la storica schermaglia che oppone italiani e francesi (anche) nel pianeta culinario non adombra la luce che sempre emanano i nuovi riconoscimenti della rossa guida che, anche quest'anno, ha confermato Milano nell'olimpo degli chef italiani. Tanto clamore ha suscitato il declassamento di Carlo Cracco, quasi uno smacco nei confronti della sovraesposizione mediatica che attraversa il pianeta dell'alta cucina. Ma un bel segnale è arrivato, di contro, dalla consacrazione di cuochi che sotto la Madonnina si sono contraddistinti in questi anni per ricerca e dedizione, spesso lontano dai riflettori. E tra i successi milanesi merita attenzione la doppia stella conferita ad Andrea Aprea del Vun, il ristorante del luxury hotel Park Hyatt in Galleria Vittorio Emanuele. Il riconoscimento al rigore e alla creatività del giovane chef partenopeo, che in questi anni ha cucinato per personalità mondiali come i coniugi Obama, sembra anche confermare la definitiva caduta del vecchio pregiudizio verso i ristoranti dei grandi alberghi. «Per me è soprattutto un premio al lavoro e all'ottimizzazione di un'offerta gastronomica che ha sempre puntato al concetto di cucina italiana contemporanea» dice Aprea che, tra i suoi menù, vanta due appassionanti percorsi nella rivisitazione della tradizione regionale italiana: il primo, «Percorsi partenopei», dedicato alle sue origini e il secondo, «Viaggiando tra nord e sud» dedicato ai grandi contrasti del patrimonio culinario italiano.

Un premio al rigore e al coraggio delle sfide ha insignito un altro grande protagonista della scena culinaria, Andrea Berton che ha conquistato la seconda stella con il suo nuovissimo Berton al Lago all'hotel Sereno di Torno sul Lario, una zona che non ha mai brillato per la cucina. Emozionato e felice il giovane chef Raffaele Lenzi, scelto da Berton per guidare la brigata fin dall'apertura: «É un riconoscimento sorprendente che accogliamo con emozione a solo un anno dall'apertura. Questa stella è per me uno stimolo a migliorare e infatti nei prossimi mesi volerò in California per uno stage di perfezionamento in un ristorante 3 Stelle Michelin».

Importanti conferme sono arrivate da questa ultima tornata, alcune sorprese (qualcuna non bella come la retrocessione d Claudio Sadler), ma anche interessanti new entry. È il caso del ritorno di Matias Perdomo con il suo Contraste, il giovane fuoriclasse uruguaiano che era già riuscito nel miracolo ai tempi in cui prese le redini del Pont de Ferr, storica osteria dei navigli.

Sotto la Madonnina torna sull'olimpo anche il Trussardi alla Scala grazie al giovane e talentuoso Roberto Conti, ex pupillo del succitato Berton, e ancora il ristorante Essenza del barbuto Eugenio Boer, già vincitore del premio Miglior Performance del 2017.

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