(...) degli aeroporti con il Comune, che andrà comunque in Borsa. La scadenza per aderire è fissata al 10 ottobre, giorno dell'assemblea di Sea. É «la scialuppa di salvataggio» per salvare i conti delle due province», hanno scritto nella missiva. E la risposta del partito ieri è stata, in sostanza, la restituzione del cerino nelle mani degli amministratori. In bocca al lupo. Podestà lunedì sottoporrà la delibera all'aula e ieri ribadiva che la quotazione, scartata un anno fa, è oggi «il modo più trasparente possibile che abbiamo per collocare sul mercato questa nostra partecipazione. Non ci facciamo convincere da logiche di tipo ideologico, vogliamo invece che prevalga un atteggiamento pragmatico a favore dei cittadini e del territorio. Il Comune ha deciso di fare un bando per andare in Borsa e sosterrà un aumento di capitale che diluirà ulteriormente il nostro 14%, e più si diluisce meno pesa. Noi dobbiamo comunque vendere entro il 2013 perchè ce lo impone la spending review».
La risposta del Pdl non è una benedizione ma una presa d'atto. Sottolinea il malessere a una «chiamata al 93esimo minuto» del partito «finora mai coinvolto nelle scelte dell'ente». Rifiuta una corresponsabilità, puntualizza che di «scelta amministrativa» si tratta e dunque il coinvolgimento del Pdl - ai più alti livelli - è «inusuale». Ed essendo il «coinvolgimento tardivo» è anche difficile nel merito valutare le alternative, i risultati attesi. La lettera è arrivata a cinque giorni dal voto in aula. Nessun partito «entra nelle scelte di Bilancio» degli enti, ma il Pdl raccomanda piuttosto che qualunque assumerà la Provincia, «sia dettata avendo al centro l'interesse pubblico e la massima valorizzazione del patrimonio dei cittadini». Il rischio da più parti sollevato nel quartier generale di viale Monza, al coordinatore regionale Mario Mantovani, è che non ci siano certezze sul ritiro delle quote, che l'operazione non trovi l'interesse preventivo delle grandi banche e quindi «si possa svilire ulteriormente il valore». Ieri faccia faccia Podestà-Ignazio La Russa, arrivato a Palazzo Isimbardi per «sottolineare che valuto negativamente l'operazione del Comune».
Un'operazione che dovrà fare comunque i conti con il ricorso del Pdl comunale. Anche se il capogruppo Carlo Masseroli non entrando «nelle scelte di un altro ente» ammette che Podestà «si trova col cerino in mano, se non va in Borsa le quote perdono peso». Ieri Esselunga ha acquistato spazi pubblicitari su quotidiani per rivolgersi a Masseroli, che in un'intervista al Corriere aveva ammesso il ridimensionamento di Linate a favore di Malpensa se, «come sostiene lo Studio Ambrosetti, può creare 300mila posti di lavoro e un aumento del 2% del Pil». Il patron Bernardo Caprotti si schiera in difesa di Linate, «una delle ultime chance di Milano, già scollegata da Ginevra, Linate, Nizza». Il Comune sta anche «costruendo la metrò 4 che lo collegherà con il centro». Cita l'esempio di un grosso cliente («da 500mila dipendenti») che nel corso di questo mese «viene a trovarci. Arriva alle 10 con volo di linea, facciamo la nostra riunione, una veloce visita a un negozio. Poi l'ospite riparte dallo scalo milanese alle 16 con un volo che lo riporta nella sua grande città. Grande davvero». Masseroli ricorda un aneddoto. Quand'era assessore all'Urbanistica «Caprotti mi portò a fare un lungo giro in città per spiegarmi che i negozi sotto casa non erano più adeguati ai bisogni dei milanesi, per dare servizi migliori aveva bisogno di spazi per grandi super. Mi convinse, anche con le dimensioni dei carrelli. Io abito a Dergano, ha chiuso il negozio sotto casa, era più comodo, ma a un chilometro trovo il grande super con tutti i servizi, ho cambiato abitudini. Mi ha insegnato a ragionare pensando che se crediamo nel rilancio della città dobbiamo fare qualche sacrificio.
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