Il Politecnico tra futuro e ricerca: «Servono laureati al passo con i tempi»

Il rettore: «Ma coi tagli il sistema si sta inesorabilmente indebolendo»

Michelangelo Bonessa

Automobili che si guidano da sole, macchine controllabili con impulsi cerebrali e migliaia di droni nei cieli. Secondo Ferruccio Resta, rettore del Politecnico, questo è il futuro che ci aspetta e a cui si sta preparando l'università. Alla presentazione del 154esimo anno accademico il professore ha tracciato il quadro del presente e immaginato il futuro su cui l'ateneo sta investendo molto. Giorni a venire che avranno sempre più bisogno di laureati al passo con i tempi.

Per questo l'ateneo sembra deciso a non spendere solo parole. I primi soldi impegnati sono quelli necessari a coprire la costante diminuzione del finanziamento pubblico per ogni studente: meno 17 per cento in sei anni, segno di «inesorabile indebolimento» del sistema. Dal 2013 infatti il Politecnico già integra con fondi propri le risorse destinate alle borse di studio per garantirne una a tutti gli aventi diritto. In più prevede 10 milioni di investimenti in «innovazione della formazione» e «nuove infrastrutture di ricerca» per il triennio 2017/19. Passi decisi annunciati nella nuova aula magna Bovisa, tanto nuova che le finiture degli arredi erano solo appoggiate e qui e là si sono staccate durante la cerimonia. La buona salute del Politecnico però la dimostra il tasso di richieste di iscrizione: ce ne sono 2,5 per ogni posto e l'ateneo non sembra intenzionato a aprirsi oltre per il momento per «preservare la qualità degli insegnamenti».

Numerose e autorità presenti, sia civili che militari, ma non il sindaco Giuseppe Sala bloccato in aeroporto. Al posto del sindaco è intervenuto Ivan Scalfarotto, sottosegretario al Commercio Internazionale, che ha ricordato l'ottima reputazione delle ditte e della cultura italiane nel mondo.

Il ministro per lo Sviluppo economico Carlo Calenda ha invece spiegato che la sfida è quella di combattere «il rifiuto della modernità che già ha provocato il calo delle vaccinazioni». Per il ministro il fenomeno è originato dal fatto che «l'accelerazione dei cambiamenti è stata veloce e non governata» e adesso si sconta la paura che è «reale, radicata e ragionata». L'unico sistema per sconfiggerla è la diffusione delle conoscenze recuperando anche «la cultura della complessità», l'unico sistema per un'iniziativa di lungo respiro. Ristabilendo il principio del lavoro, opposto all'idea del reddito, lo Stato deve creare le condizioni perché si possa trovare un lavoro perché «questa è una Repubblica fondata sul lavoro, non sul reddito».

Proprio sulla concezione del lavoro è intervenuto Brunello Cuccinelli, titolare dell'omonima ditta, sottolineando che da tempo si oppone lo studio al lavoro: «Ricordate? - ha domandato dal palco - si è

sempre detto se non vuoi studiare vai a lavorare, svilendolo così in automatico» per questo bisogna recuperare anche il valore sociale di un impiego. Che non è solo un sistema per guadagnare e dunque inferiore allo studio.

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