Cronaca locale

La polizia le recupera la borsa e lei va a ringraziare gli agenti

La polizia le recupera la borsa e lei va a ringraziare gli agenti

È scappato subito dopo l'omicidio, salendo su un volo in partenza da Malpensa per Il Cairo. L'assassino di Parviz Gorjian, il 79enne di origine iraniana ex venditore e attualmente apprezzato esperto di tappeti ucciso nel suo magazzino di piazzale Tripoli giovedì 12 settembre, aveva un'identità, un nome e un cognome ben precisi, già poche ore dopo la scoperta del cadavere. Un'indagine lampo quella della squadra omicidi del nucleo investigativo dei carabinieri, un gruppo di investigatori diretti dal colonnello Alessio Carparelli che dal 2008 hanno assicurato alla giustizia gli autori di ben 20 omicidi di non facile soluzione, tra cui quello della collaboratrice di giustizia vittima dell'ndrangheta Lea Garofalo.
Stavolta l'inchiesta, seguendo elementi concreti e precisi - in particolare il ritrovamento di un'impronta insanguinata - ha indicato subito e inequivocabilmente Mohamed Attia Raafat, un piccolo pregiudicato egiziano di 27 anni, come l'autore del delitto e della rapina messa a segno nel laboratorio di Gorjian. Un assassino al momento latitante, contro il quale è stato spiccato un mandato di cattura internazionale anche se l'attuale situazione storica dell'Egitto non rende la sua cattura e l'eventuale estradizione certamente una priorità per le autorità di quel paese.
Raafat è uno straniero di seconda generazione. È nato a Milano da due genitori egiziani che, insieme a lui, gestiscono proprio in piazzale Tripoli una sartoria specializzata in rammendi e lavoretti nello stesso stabile dove, a poche decine di metri, c'è il laboratorio-magazzino di Gorjian. Il giovane, fino a poco tempo fa, non era certo uno stinco di santo, ma non aveva mai commesso crimini gravi. Ha infatti qualche precedente per spaccio di stupefacenti e per furto, reati di poco conto.
L'attività di famiglia del giovane avrebbe riaperto i battenti dopo le vacanze proprio il giorno dell'omicidio, il 12 settembre, come riportava un cartello sulla saracinesca. La madre e il padre del ragazzo, rimasti in Egitto, sarebbero arrivati a Milano dopo qualche giorno. Il ragazzo in effetti giunge a Milano, apre il negozio e, per una ragione che gli investigatori ancora non conosco, intorno a mezzogiorno si reca nel laboratorio dell'iraniano. Vuole rapinarlo? Crede di poterlo sorprendere e approfittare di lui? O lo conosce già? Al momento questi interrogativi resteranno tali. Quel che è certo è che nel magazzino di Gorjian tra i due nasce una lite violentissima durante la quale il ragazzo colpisce con un coltello e due paia di forbici la vittima, sferrandogli però il colpo letale, quello alla fronte, con un bastone o una mazza.
A quel punto l'egiziano - che s'impossessa del cellulare e del portafoglio del morto - torna in sartoria, si cambia (lasciando altre tracce di sangue), corre in un'agenzia di viaggi della zona e compra un biglietto aereo per Il Cairo. L'iraniano verrà trovato assassinato dai famigliari solo intorno alle 22, ma Raafat è in volo già da quattro ore.
I genitori dell'assassino, inutile sottolinearlo, non sono più tornati a Milano.

E gli investigatori e la Procura di Milano sperano che, con la collaborazione delle autorità egiziane, Mohamed Attia Rafaat venga estradato al più presto.

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